Negli ultimi anni, il problema dello spreco alimentare ha assunto proporzioni preoccupanti in Italia. Secondo il Rapporto ‘Il caso Italia’ 2025, elaborato dall’Osservatorio Waste Watcher International in collaborazione con Ipsos e l’Università di Bologna, il nostro Paese si trova a fronteggiare un costo di 14,1 miliardi di euro per 4,5 milioni di tonnellate di cibo sprecato. Questo significa che ogni italiano, in media, butta via quasi 140 euro di cibo all’anno, un aumento rispetto ai 126 euro dello scorso anno.
La fotografia scattata dal rapporto mette in evidenza un trend allarmante: la diminuzione dell’attenzione verso le buone pratiche alimentari e il crescente disinteresse nei confronti della gestione consapevole del cibo. In particolare, è preoccupante il dato relativo agli sprechi domestici, che rappresentano ben 8,2 miliardi di euro del totale. Questo significa che la cucina di casa, un luogo dove si potrebbe fare la differenza, è diventata uno dei principali colpevoli dello spreco alimentare.
La necessità di agire
In vista della 12/a Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, che si terrà il 5 febbraio e che è stata istituita dalla campagna Spreco Zero, il messaggio è chiaro: è urgente agire. Andrea Segrè, direttore scientifico di Waste Watcher e ideatore della giornata, ha sottolineato l’importanza di ridurre lo spreco alimentare per raggiungere l’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di dimezzarlo entro il 2030. Per arrivare a questo traguardo, ogni italiano dovrebbe ridurre il proprio spreco di circa 50 grammi a settimana, un impegno che, tradotto in termini pratici, corrisponde a buttare via un quarto di mela o un quarto di bicchiere di latte in meno.
Dati allarmanti sullo spreco
Le statistiche sullo spreco sono allarmanti: ogni giorno, in media, ogni italiano spreca 88,2 grammi di cibo, che si traducono in 617,9 grammi a settimana. Questi dati segnalano un incremento rispetto agli 81 grammi al giorno e 566,3 grammi a settimana registrati un anno fa. Le categorie di cibo più colpite dallo spreco sono:
- Frutta fresca – 24,3 grammi settimanali
- Pane – 21,2 grammi
- Verdure – 20,5 grammi
Ma non è solo il quantitativo di cibo sprecato a preoccupare: emerge anche un quadro inquietante sull’accessibilità al cibo sano e sostenibile. L’indice FIES di insicurezza alimentare è aumentato del 13,95% nel 2025, un incremento rispetto al 10,27% del 2024. Le famiglie italiane, in particolare nel Sud e nel Centro, stanno affrontando un impoverimento alimentare significativo, con un aumento della povertà alimentare del 17% al Sud e del 15% al Centro. Queste stesse aree sono tra quelle dove si registra il maggior spreco di cibo, con il Sud che raggiunge 713,8 grammi pro capite settimanali.
L’importanza della responsabilità individuale
Sorprendentemente, anche le fasce sociali più deboli sono colpite dal fenomeno dello spreco, con un aumento del 26% rispetto alla media. Anche nei piccoli centri e nelle famiglie senza figli si registrano tassi di spreco elevati, rispettivamente del 12% e del 16%. Questo fenomeno sembra essere legato alla deperibilità del cibo economico, che è spesso di qualità inferiore e, quindi, più suscettibile a essere scartato.
Al contrario, le regioni del Nord Italia si dimostrano più virtuose, con uno spreco medio di 526,4 grammi per cittadino, indicando che esistono pratiche migliori di gestione alimentare che potrebbero essere emulate anche altrove.
Per affrontare questo problema, il coordinatore del Rapporto, Luca Falasconi, docente all’Università di Bologna, invita a utilizzare strumenti digitali come l’app dello Sprecometro. “L’obiettivo è ambizioso ma ogni piccola azione conta”, afferma Falasconi, sottolineando l’importanza della responsabilità individuale nella riduzione degli sprechi.
In un contesto in cui l’accesso al cibo sano e sostenibile diventa sempre più difficile, è fondamentale che ogni cittadino prenda coscienza della propria responsabilità in merito alla gestione del cibo. Non si tratta solo di un problema economico, ma anche di una questione etica e sociale. Ogni volta che si butta via del cibo, si ignora il lavoro di chi lo produce, le risorse naturali utilizzate e l’impatto ambientale che questo spreco comporta.
L’attenzione verso la sostenibilità alimentare deve diventare una priorità per tutti, affinché si possa costruire un futuro in cui il cibo sia valorizzato e rispettato, e non sprecato.