Svolta nell’omicidio di Chiara Poggi: dopo 18 anni, un nuovo indagato. Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, ha ricevuto un avviso di garanzia. Alberto Stasi, condannato nel 2015 a 16 anni, lavora come contabile e potrebbe uscire nel 2028
Alberto Stasi, coinvolto nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco nel 2007, sta vivendo un momento significativo della sua vita. Condannato nel 2015 a 16 anni di reclusione, Stasi ha sempre proclamato la sua innocenza. Oggi, a quasi vent’anni dai fatti, la sua esistenza è segnata da un permesso di lavoro esterno che gli consente di uscire dal carcere di Bollate, dove sta scontando la sua pena.
L’omicidio di Chiara Poggi è stato uno dei casi più seguiti e discussi in Italia negli ultimi vent’anni. La giovane, di soli 26 anni, fu brutalmente assassinata il 13 agosto 2007 nella sua abitazione, mentre i genitori erano in vacanza. La violenza del delitto, caratterizzata da colpi inflitti alla testa e al volto, ha scioccato l’opinione pubblica. L’arma del delitto, misteriosamente, non è mai stata rinvenuta. A dare l’allerta fu proprio Stasi, il fidanzato della vittima, che raccontò di aver tentato di contattarla invano prima di recarsi a casa sua per sincerarsi delle sue condizioni.
Le indagini e la condanna
Le indagini si sono rivelate intricate e lunghe. Stasi, all’epoca studente alla Bocconi di Milano, è stato inizialmente accusato, ma la sua posizione ha subito un lungo processo che ha portato a diverse assoluzioni, fino alla condanna definitiva nel 2015. A distanza di anni, il caso ha riacquistato nuova attenzione mediatica dopo che un nuovo indagato è emerso: Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, è stato nuovamente messo sotto inchiesta, alimentando ulteriormente le speculazioni e le discussioni attorno a un caso che sembra non trovare pace.
La vita di Alberto Stasi oggi
Oggi, a 41 anni, Alberto Stasi sta cercando di ricostruire una vita nel contesto del sistema penitenziario. Dal 2023, il tribunale di sorveglianza di Milano gli ha concesso un permesso di lavoro esterno, che gli permette di svolgere mansioni contabili e amministrative. Questo nuovo incarico rappresenta un’importante opportunità per Stasi, che ha la possibilità di uscire ogni giorno dal carcere per lavorare, ritornando poi nella struttura penitenziaria la sera. Questo tipo di permessi è generalmente concesso a detenuti che dimostrano un comportamento esemplare e un forte impegno nel processo di riabilitazione.
Le conseguenze legali e le prospettive future
Oltre alla sua condanna penale, Stasi è stato anche condannato a risarcire i familiari di Chiara Poggi, con un totale di un milione di euro per danni e spese legali. Nel 2018, per evitare ulteriori battaglie legali, ha raggiunto un accordo civile, impegnandosi a versare 700mila euro, una somma che ha già iniziato a saldare attraverso detrazioni mensili sul suo stipendio, prima in carcere e ora nel suo lavoro esterno.
Il fine pena di Stasi è fissato al 2030, ma ci sono possibilità di una liberazione anticipata. Infatti, per buona condotta, Stasi potrebbe beneficiare di 45 giorni di liberazione anticipata ogni sei mesi, portando la sua possibile uscita al 2028. Inoltre, nel 2025, potrebbe richiedere l’affidamento in prova, un’opzione che gli consentirebbe di espiare la parte finale della pena al di fuori del carcere, sempre che rispetti le condizioni imposte dalle autorità competenti.
Il caso di Alberto Stasi continua a suscitare interesse e dibattito, non solo per la sua complessità giuridica, ma anche per le sue implicazioni sociali e psicologiche. La figura di Stasi, che si è sempre professato innocente, resta un enigma per molti. La sua vita oggi si svolge in un limbo tra la reclusione e la speranza di una nuova vita, mentre il mistero dell’omicidio di Chiara Poggi resta irrisolto, con nuovi sviluppi che potrebbero riaffiorare nel dibattito pubblico e giuridico. La storia di Stasi rappresenta un caso emblematico di come il sistema giudiziario italiano affronti questioni di giustizia, verità e riabilitazione.