Secondo l’Istituto di Statistica il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione ha avuto un impatto negativo sulle famiglie più povere
Secondo un recente report dell’Istat, il passaggio dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione ha avuto conseguenze devastanti per le famiglie più vulnerabili del paese. Questo cambiamento ha colpito circa 850.000 nuclei familiari, che hanno visto il proprio reddito disponibile ridotto in media di 2.600 euro annui. L’indice di Gini, che misura le disuguaglianze di reddito, è aumentato, evidenziando una crescente disparità sociale. La situazione si complica ulteriormente se si considera che le modifiche fiscali introdotte dal governo hanno avuto un impatto limitato sulla redistribuzione della ricchezza.
Le conseguenze dell’assegno di inclusione
Il report dell’Istat ha evidenziato come la sostituzione del reddito di cittadinanza con l’assegno di inclusione abbia rappresentato un passo indietro per molte famiglie. L’indice di Gini è passato dal 30,25% al 30,40%, segnalando un incremento delle disuguaglianze economiche. Le stime indicano che circa il 3,2% delle famiglie residenti in Italia ha visto un peggioramento della propria situazione economica in seguito alla riforma, un dato preoccupante che solleva interrogativi sulle politiche di sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Questi i dati più preoccupanti:
- Tre quarti delle famiglie che hanno perso il diritto al reddito di cittadinanza ora si trovano in una situazione peggiore;
- Il restante quarto è penalizzato da un nuovo sistema di calcolo che non riesce a garantire un adeguato supporto;
- Circa 400.000 famiglie non hanno subito variazioni significative nel proprio importo di sostegno;
- Solo un numero limitato di circa 100.000 nuclei ha beneficiato di un aumento di circa 1.200 euro annui.
Impatto delle misure fiscali
Il report dell’Istat sottolinea anche che le misure fiscali e i bonus introdotti dal governo non hanno avuto un impatto sufficiente per compensare le perdite subite dalle famiglie più povere. Le riforme fiscali, pur mirando a migliorare la situazione economica di alcune categorie, non sono riuscite a invertire la tendenza all’aumento delle disuguaglianze. Le famiglie con almeno un lavoratore dipendente hanno visto un miglioramento del reddito disponibile, grazie anche a due forme di decontribuzione introdotte nel 2024. Si stima che 11,8 milioni di nuclei familiari beneficeranno di un aumento medio di 586 euro all’anno, una misura che, sebbene positiva, non basta a compensare le perdite subite dai più vulnerabili.
Riflessioni sulle politiche sociali
In particolare, le lavoratrici madri hanno registrato un aumento significativo del proprio reddito grazie all’esonero totale dei contributi, con un guadagno medio di poco più di 1.000 euro. Questa misura ha avuto un impatto positivo per 750.000 madri, ma rimane da vedere se tali benefici saranno sufficienti a garantire una maggiore equità nel lungo periodo. Le riforme fiscali, pertanto, hanno avuto un effetto limitato, lasciando molte famiglie in condizioni di difficoltà economica.
È chiaro che la transizione dal reddito di cittadinanza all’assegno di inclusione ha avuto conseguenze dirette e negative per un gran numero di famiglie, evidenziando la necessità di rivedere le politiche di sostegno sociale. Le analisi dell’Istat indicano che le famiglie più povere, già provate da anni di crisi economica, necessitano di un intervento mirato per evitare un ulteriore allargamento delle disuguaglianze.