Alice Depetro, segretaria di Radicali Cuneo, ha intrapreso uno sciopero della fame per richiedere la liberazione di Alberto Trentini, un cooperante italiano arrestato in Venezuela. La situazione di Trentini, detenuto da quattro mesi senza possibilità di comunicare con il mondo esterno, ha suscitato preoccupazione e solidarietà. La Depetro ha sottolineato l’importanza di mantenere alta l’attenzione su questa vicenda, denunciando l’abbandono da parte delle istituzioni italiane e la mancanza di visite consolari per il detenuto.
La detenzione di Alberto Trentini
Alberto Trentini è stato arrestato il 15 novembre 2024 nella località venezuelana di Guasdualito. Da quel giorno, la sua famiglia e le autorità italiane non hanno ricevuto alcuna notizia su di lui. Si teme che Trentini si trovi attualmente nel carcere di massima sicurezza El Rodeo I, situato nel municipio di Zamora, a decine di chilometri dalla capitale Caracas. Secondo fonti dell’agenzia ANSA, questo carcere ospiterebbe una sezione specifica per stranieri detenuti, attivata a seguito dell’aumento delle tensioni politiche nel Paese. Tuttavia, né la Farnesina né le autorità venezuelane hanno confermato ufficialmente la sua ubicazione.
Reazioni internazionali e sostegno popolare
Il caso di Trentini ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha sollevato la questione durante il recente G7 in Canada, evidenziando la crisi dei prigionieri stranieri in Venezuela. Secondo l’organizzazione non governativa Foro Penal, attualmente sarebbero circa 66 i prigionieri stranieri detenuti nel Paese sudamericano. Tajani ha anche riferito di aver discusso la situazione con il segretario di Stato americano, Marco Rubio, suggerendo la possibilità di una cooperazione internazionale per risolvere la questione.
La detenzione di Trentini si inserisce in un contesto più ampio di crisi politico-economica in Venezuela. Il governo di Nicolas Maduro ha intensificato la repressione contro attivisti, oppositori e cittadini, creando un clima di paura e sfiducia. La comunità internazionale ha denunciato ripetutamente queste violazioni dei diritti umani, ma i risultati sono stati scarsi.
La situazione di Trentini ha attirato l’attenzione anche di attivisti e cittadini italiani, che hanno avviato una petizione su Change.org per chiedere la sua liberazione. La petizione ha già raccolto oltre 80.000 firme, dimostrando il crescente supporto per la causa. Inoltre, un’iniziativa di digiuno lanciata dall’avvocato Alessandra Ballerini ha ottenuto un’ampia adesione, con oltre mille persone che hanno partecipato al digiuno a staffetta. Solo ieri, circa duecento persone hanno aderito a questa manifestazione di solidarietà.
La richiesta di intervento
La madre di Trentini, Amanda, ha espresso la sua frustrazione per la mancanza di attenzione da parte delle autorità italiane, chiedendo alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di fare una dichiarazione pubblica sulla vicenda. La richiesta è quella di un intervento diretto per sollecitare la liberazione del cooperante, come è avvenuto in altre situazioni simili. La Chiesa cattolica ha anche manifestato interesse per il caso, sottolineando la necessità di un intervento che possa portare alla liberazione di Trentini.
In un contesto così complesso, la situazione di Alberto Trentini rimane incerta. La pressione internazionale e il sostegno pubblico potrebbero essere determinanti nel portare alla sua liberazione. Tuttavia, l’attuale regime venezuelano ha dimostrato una certa resistenza alle pressioni esterne, rendendo difficile prevedere l’evoluzione della vicenda. La mobilitazione di attivisti, familiari e cittadini comuni rimane un elemento cruciale per mantenere viva la speranza di un esito positivo.