Il Parlamento ungherese ha approvato una legge che vieta il Budapest Pride e permette l’uso di software di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti. La normativa introduce il reato di partecipazione a eventi in violazione della legge sulla protezione dei minori. Previste anche multe per organizzatori e partecipanti. Durante la seduta, l’opposizione ha lanciato fumogeni.
Il recente approvazione della legge da parte del Parlamento ungherese, che vieta ufficialmente il Budapest Pride, ha suscitato un acceso dibattito sia in patria che all’estero. Questo provvedimento controverso consente alle autorità di utilizzare un software di riconoscimento facciale per identificare i partecipanti agli eventi LGBTQ+, segnando un ulteriore passo verso l’erosione dei diritti civili nel paese. La legge è stata approvata in un clima di forte tensione, con il partito di governo Fidesz e il Kdnp che hanno sostenuto la misura, mentre l’opposizione ha manifestato il proprio dissenso in aula, lanciando fumogeni durante la seduta.
Dettagli della legge
La nuova legislazione introduce il reato di organizzazione e partecipazione a eventi che violano la “legge sulla protezione dei minori”. Questa legge, già oggetto di una procedura di infrazione da parte della Corte di giustizia dell’Unione Europea, vieta di mostrare ai minori contenuti che ritraggono o promuovono l’omosessualità o il cambiamento di sesso. I principali punti della legge includono:
- Divieto di eventi Pride: La legge vieta ufficialmente il Budapest Pride e altri eventi simili.
- Sanzioni pecuniarie: Prevede multe per organizzatori e partecipanti a eventi considerati in violazione della normativa.
- Tecnologie di sorveglianza: Consente l’uso di tecnologie come il riconoscimento facciale per monitorare i partecipanti.
Questa normativa si inserisce in un contesto più ampio di politiche governative sempre più repressive nei confronti della comunità LGBTQ+, criticata da molte organizzazioni per i diritti umani.
Reazioni internazionali
La legge è stata accolta con indignazione da organizzazioni internazionali e attivisti per i diritti umani. Amnesty International ha denunciato il provvedimento come un attacco diretto ai diritti fondamentali delle persone LGBTQ+ e ha esortato l’Unione Europea a intraprendere misure più incisive contro il governo ungherese. Anche la Commissione Europea ha espresso preoccupazione per le implicazioni della legge, evidenziando che essa contrasta con i valori fondamentali dell’Unione, come il rispetto per la dignità umana e la non discriminazione.
Clima politico in Ungheria
Il clima politico in Ungheria è caratterizzato da una crescente polarizzazione. Le elezioni del 2022 hanno visto il Fidesz riconfermare il potere, e da allora il governo ha intensificato la sua retorica contro le minoranze, utilizzando il tema della “protezione dei minori” come pretesto per giustificare leggi discriminatorie. La narrativa ufficiale dipinge i diritti LGBTQ+ come una minaccia ai valori “tradizionali” della famiglia ungherese, un argomento che ha trovato accoglienza in una parte della popolazione.
Questa repressione ha portato a una crescente insoddisfazione tra i giovani, molti dei quali si sentono alienati dalla politica del governo. Nonostante le restrizioni, continuano a verificarsi manifestazioni di protesta, con attivisti che cercano di far sentire la loro voce. La comunità internazionale osserva con attenzione, pronta a rispondere a queste nuove sfide alla democrazia e ai diritti umani in Europa.
La legge sul Pride rappresenta un ulteriore passo indietro per i diritti civili in Ungheria, evidenziando la necessità di un’azione collettiva per difendere le libertà fondamentali in Europa. Gli eventi futuri, inclusi eventuali ricorsi legali e manifestazioni di protesta, potrebbero segnare un’importante fase di attivismo per la comunità LGBTQ+, non solo in Ungheria, ma in tutto il continente.