L’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha recentemente lanciato un monito significativo riguardo alla crescente spesa per la difesa della Germania, definendola un “punto di svolta” per la sicurezza europea. Durante un panel all’HSBC Global Investment Summit di Hong Kong, Draghi ha messo in evidenza non solo l’importanza di questo cambiamento, ma anche i potenziali rischi legati alla sua attuazione. Questo avviene in un contesto geopolitico in rapida evoluzione, dove la Germania, storicamente pacifista, sta cercando di riposizionarsi come attore militare di primo piano.
La Disparità nella Spesa per la Difesa
Draghi ha sottolineato che l’aumento della spesa per la difesa da parte della Germania potrebbe portare a una disparità all’interno dell’Unione Europea. Ha affermato: “Se non viene gestito correttamente, la Germania si riarmerà, ma gli altri no”. Questa affermazione evidenzia il rischio che una risposta disomogenea tra gli Stati membri possa compromettere l’unità e la coesione del blocco. Mentre Berlino intensifica i suoi sforzi militari, altre nazioni europee potrebbero non seguire il suo esempio, lasciando l’Europa vulnerabile a nuove minacce.
La Necessità di una Strategia Comune
In un contesto di tensioni geopolitiche, come il conflitto russo-ucraino, molti paesi europei stanno rivalutando le loro politiche di difesa. La Germania ha annunciato un aumento significativo della spesa per la difesa, raggiungendo il 2% del PIL, obiettivo fissato dalla NATO. Questo cambiamento rappresenta una rottura con il passato, in cui Berlino ha mantenuto una politica di autodifesa limitata e un forte impegno verso il disarmo. Draghi ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una strategia comune per la difesa europea, avvertendo che un approccio frammentato potrebbe indebolire l’efficacia delle misure adottate.
Le conseguenze delle azioni di Donald Trump
Durante il suo intervento, Draghi ha dichiarato che le azioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno forzato la mano ai responsabili politici europei. Una delle conseguenze è stata “in pratica dirci ‘non avete più tempo’”. “Essere indifesi in questo nuovo clima non è molto piacevole, perché abbiamo un nemico, che è la Russia”.
Parlando dei dazi voluti da Trump, Draghi ha dichiarato che non è nell’interesse dell’Europa costruire un muro tariffario. “Dobbiamo chiederci: reagire o no?” ha detto, per poi sottolineare che l’Europa “è più vulnerabile” di fronte a potenziali shock sul commercio internazionale rispetto agli Stati Uniti o alla Cina.