Il presidente serbo Vucic ha dato il via alle consultazioni per la formazione del nuovo governo
In Serbia, il presidente Aleksandar Vucic ha avviato consultazioni con forze politiche per formare un nuovo governo, dopo le dimissioni del premier Milos Vucevic. L’opposizione radicale rifiuta il dialogo, chiedendo un governo tecnico per le elezioni, escluse da Vucic. Consultazioni fino al venerdì: governo entro il 18 aprile. Altrimenti, elezioni anticipate il 8 giugno. Questa iniziativa arriva dopo le dimissioni del premier Milos Vucevic, avvenute il 28 gennaio scorso, in un contesto di crescente malcontento sociale e proteste antigovernative.
Consultazioni in un clima di tensione
Le consultazioni, che si protrarranno fino a venerdì, sono state avviate in un clima di tensione politica, aggravato da un massiccio movimento di protesta che dura da cinque mesi, guidato principalmente dagli studenti. Queste manifestazioni, caratterizzate da richieste di maggiore responsabilità e trasparenza da parte del governo, hanno trovato eco anche a seguito di incidenti tragici, come il crollo della stazione di Novi Sad, che ha causato la morte di 16 persone il primo novembre.
Nel corso delle prime consultazioni, Vucic ha incontrato i rappresentanti delle minoranze etniche, tra cui quelle russa, ungherese, bosgnacca musulmana e croata, oltre a una piccola formazione dell’opposizione moderata. Tuttavia, le principali forze di opposizione radicale hanno dichiarato di non voler partecipare a questi incontri, mantenendo la propria posizione a favore della creazione di un governo tecnico di transizione. Questo governo, secondo le loro richieste, dovrebbe guidare il Paese verso nuove elezioni, un’ipotesi categoricamente respinta da Vucic e dal suo partito di maggioranza, il Partito Progressista Serbo (SNS).
Un contesto di instabilità e malcontento
Le consultazioni politiche si inseriscono in un contesto di instabilità e discontento sociale, con i cittadini che continuano a esprimere la propria insoddisfazione riguardo alla gestione del governo e alla situazione economica del Paese. Le proteste, che hanno attirato l’attenzione internazionale, hanno messo in luce le preoccupazioni relative alla democrazia in Serbia e alla libertà di espressione. Vucic ha promesso che il nuovo governo sarà formato in tempi rapidi, con un termine massimo fissato per il 18 aprile, trenta giorni dalla formalizzazione delle dimissioni di Vucevic.
Se le consultazioni non porteranno alla formazione di un nuovo esecutivo, il Paese potrebbe trovarsi ad affrontare elezioni anticipate, con una data probabile fissata per l’8 giugno. Questa possibilità rappresenterebbe un ulteriore segnale di instabilità e potrebbe influenzare il già fragile clima politico serbo.
Le prossime settimane si prospettano decisive per il futuro della Serbia, mentre Vucic tenta di consolidare la sua posizione e rispondere alle crescenti pressioni provenienti dalla società civile e dalle opposizioni. La comunità internazionale guarda con attenzione agli sviluppi, consapevole che la stabilità della regione dipende anche dalla capacità della Serbia di affrontare le proprie sfide interne.