Scritto e diretto da Wayne Roberts, distribuito da Notorious Pictures, “Arrivederci Professore” (The Professor) è un film statunitense che narra le vicende del docente universitario Richard Brown, uomo di mezza età, interpretato da Johnny Depp, al quale restano pochi mesi di vita a causa di un cancro allo stadio terminale. L’uomo decide di non curarsi, percorrendo il resto della propria esistenza spogliandosi di ogni convenzione sociale, rivalutando il rapporto controverso con la moglie Veronica (Rosemarie DeWitt) e la figlia Olivia (Odessa Young).
Dunque, il protagonista acquisisce nuove consapevolezze, attraverso le quali sentirsi più libero, esplorando la strada del vizio; inizia a bere, fuma ed ingiuria qualsiasi persona riesca ad innervosirlo. L’opera cinematografica può definirsi come rappresentazione di un percorso, lo stesso che aderisce ad una guarigione emotiva e sentimentale. Nel corso del tempo Richard riesce a trovare il codice per un ritorno al gusto delle piccole cose. Il regista realizza un viaggio all’insegna di un “menefreghismo poetico”, scandito dalla fotografia di Tim Orr (Imaginary Heroes, Innamorarsi a Manhattan), combinando il genere comico con quello drammatico, toccando il tasto di quella stessa riflessione che concerne le complicanze delle relazioni di varia natura.
Il professore riscopre il senso della vita, il rapporto matrimoniale e la responsabilità genitoriale. Trasforma radicalmente il suo modo d’insegnare, svolgendo lezioni nei luoghi all’aperto ed escludendo quegli studenti che, a suo parere, non vale la pena seguire. Richard si discosta dal pensiero comune, riacquistando con estrema passione la padronanza delle proprie aspirazioni; si riappropria di un’onestà intellettuale rivolta al prossimo, scalfendo il malessere tramite un sano infantilismo, affinché la malattia possa diventare strumento di liberazione.
Roberts confeziona un prodotto autoriale con lirismo e leggerezza, invitando a riflettere su come sia possibile circoscrivere il nostro percorso esistenziale, costituito da vincoli sociali e condizionamenti mentali, all’interno di un equilibrio interiore. Il concetto del “troppo tardi” viene esplorato con il fine per cui lo spettatore potrà domandarsi, senza patetismi, se la libertà totale di un individuo appartenga soltanto alla morte.
(Fabio Di Berardino/alanews)
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