Coronavirus, “Bambino che assiste violenza in casa non può chiedere aiuto”
L’allarme Pangea Onlus/Reama: “Minore non ha più valvole di sfogo. Rischia di replicare dinamica”
(Roma). “Questa reclusione non ci sta facendo vedere un tema poco affrontato e che rischia di acutizzarsi: la violenza assistita. Cioè un minore che vede picchiare o insultare la madre” da parte del padre violento, così lo psicologo clinico Damiano Rizzi, presidente dell’associazione Tiziana Vive che fa parte della rete antiviolenza Reama della Fondazione Pangea Onlus. “Oggi questi bambini non hanno più quelle valvole di sfogo – dal terapista alla scuola – a cui raccontare quello che avviene in casa” spiega. Lo sportello antiviolenza Reama/Pangea che si occupa anche di violenz assistita, per le madri è sempre aperto anche se “il bambino non ha questa possibilità”. Anche per le vittime di violenza assistita già in cura la situazione non è semplice: la videochiamata con il terapista che fa l’adulto non ha lo stesso valore per il bambino “viene meno la dimensione del gioco che è comunicazione per loro”. (Roberta Benvenuto/alanews)
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