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Questione di Format

L’importanza del format

Con l’avvento del videogiornalismo sulla scena editoriale mondiale, ben presto la riflessione degli addetti ai lavori si è focalizzata, come accaduto per la stampa, la radio e poi la televisione, su quali nuovi format potessero essere utilizzati per valorizzare al meglio questa nuova dimensione; una dimensione, peraltro, mai così eterogenea e crossmediale, risultante di competenze e tecnologie, di eredità e prospettive, in cui chiunque vi si imbatte ha l’obbligo e lo stimolo a non fermarsi, come invece accaduto in passato.

Della figura del videogiornalista abbiamo trattato in altri passaggi di questo blog, ma quali prodotti questa nuova figura professionale dovrà quindi produrre, quali formati dovrà adottare, verso quale pubblico dovrà rivolgersi e quali interlocutori colpire per poter, in via definitiva, monetizzare?
E’ su queste domande che prende il via l’ideazione del format, ossia una strutturazione del contenuto che per forza di cose deve oramai essere orientata al Web.

Prendere spunto dalla televisione, ad esempio, non risulta essere sempre la via migliore, seppur la più facile: a dimostrarlo vi è già una discreta schiera di youtuber clamorosamente ‘bocciati’ nella trasposizione dei loro format dal Web alla TV, ma anche, ed è ciò che interessa a noi in questo caso, anche numerosi prodotti di gran successo televisivo che su Internet non hanno mai trovato una via corrispondente.
Il motivo? La diversità del linguaggio utilizzato, guarda caso proprio lo strumento con cui il prodotto multimediale “parla”.

Il bravo videogiornalista è colui che da subito, quindi già nell’approccio alla notizia, ha in testa come riprendere un determinato evento, che nel momento stesso della registrazione sta costruendo una timeline mentale che poi trasferirà nel montaggio, un destinatario finale che già conosce non perché al cospetto di un lavoro già commissionato ma per il significato editoriale che proprio in quel momento sta emergendo. Il format non è nient’altro che l’impacchettamento di quei gesti.
I social network, le piattaforme OTT, i nuovi formati di fruizione, gli innovativi strumenti di ripresa audiovisiva, hanno portato il Web ad essere un enorme territorio di conquista dove a battersi sono eserciti di videoreporter, appunto, ma anche case di produzione ed editori, ognuno con la sua idea e le sue caratteristiche. A decidere il vincitore e il vinto, manco a dirlo, sarà un solo e semplice…. click.
Di seguito abbiamo quindi pensato di raccogliere i principali esempi di format usati nel campo editoriale per la diffusione delle news. Come si può notare, la provenienza dalla televisione è davvero molto esigua rispetto a quanto ci immagineremmo.

Video breve, verticale od orizzontale

Sono video molto brevi girati con lo smartphone, tenuto in verticale o in orizzontale. Sono realizzati sia dai giornalisti che dai ‘testimoni oculari’ dei fatti di cronaca. Questo tipo di video, associabile allo sviluppo del citizen journalism, si è diffuso grazie all’aumento esponenziale del numero di persone che filmano un avvenimento in tempo reale. Spesso caricati dagli stessi utenti su YouTube o altre piattaforme, sono video molto efficaci perché mostrano ciò che sta accadendo senza filtri.

 

Video con didascalie

È un video accompagnato da un testo. In alcuni casi si tratta di un testo descrittivo o riassuntivo che integra le immagini o l’audio del video, guidando lo spettatore verso una comprensione più approfondita di ciò che sta vedendo. Viene usato principalmente per brevi video sulle piattaforme social. È un format sviluppato per adattarsi ai feed dei social o ‘coprire’ eventuali lacune audio. A volte non vengono usati filmati, ma solo immagini fisse o scorrevoli accompagnate da un testo e da un voice over.

Esempio: Aj+

 

Storie orizzontali

Pensate per essere fruite su smartphone o tablet, sono storie raccontate attraverso schermate costituite da una combinazione di immagini e parole. Per passare alla schermata successiva bisogna scorrere orizzontalmente. Si può usare per narrazioni brevi e visivamente forti. Ogni schermata contiene un’immagine o un video e un testo di grandi dimensioni, breve e immediato. È un format molto utilizzato negli ultimi anni, grazie anche alla larga diffusione delle Snapchat Stories e delle Instagram Stories.

esempio: Mashable Reels

Visual investigations

È un format usato per raccontare una notizia passo dopo passo, svelandone i risvolti con tecniche di narrazione simile a quelle usate per le serie televisive. Il format mischia il video e le immagini con le tecniche di animazione. Una voce fuori campo accompagna lo spettatore attraverso la storia, mentre le immagini scorrono rendendo più incalzante e ‘vivo’ il racconto. Può essere il format adatto quando (per esempio in occasione di una strage durante un evento pubblico o di un attentato terroristico) si hanno a disposizione molti contributi audio e video amatoriali, forniti dai cittadini, che è opportuno raggruppare per dare unitarietà alla storia.

Esempio, New York Times

 

Longform ‘scorrevoli’

Il format ‘scrollytelling’ si basa sulla creazione di articoli a forma lunga, ma molto visivi e scorrevoli. È un format che si può utilizzare per notizie che necessitano di una narrazione approfondita o per raccontare le ‘gesta’ di un singolo individuo.

>>>Esempio, NYT Fine Line

Per non appesantire la narrazione e renderla visivamente immediata sullo schermo del computer, si integra il testo con animazioni scroll-driven e video realizzati con format diversi, per esempio gif, interviste o filmati prodotti in studio. È un format complesso che per funzionare ha bisogno di un lungo tempo di realizzazione e di una notizia che si presti al formato.

Live Blog

Si tratta di pagine web che vengono aggiornate continuamente, quasi in diretta con lo svolgimento dei fatti raccontati. I contenuti sono ordinati in modo cronologicamente inverso, in modo da porre in testa l’evento più recente.

>>> Esempio: Sky TG24:

I video da affiancare al testo possono essere di vario tipo: per esempio video forniti da singoli cittadini presenti sul posto oppure filmati realizzati in studio da un giornalista che riepiloga gli eventi o video con didascalie.

Live streaming

Le livestreaming sui social network offrono l’opportunità ai giornalisti di mettersi in contatto con il pubblico durante una diretta o un’intervista. In questo modo l’utenza viene resa partecipe: gli spettatori collegati possono fare domande e interagire con il giornalista e l’ospite. Si può usare per ricapitolare le news della settimana, aprire uno spazio di dibattito su un argomento o semplicemente trasmettere in diretta conferenze stampa o eventi.

Now This

 

Hip Hop Tv

 

First person

La storia è formata interamente dalle risposte degli intervistati, senza alcun intervento del giornalista o di una voce fuori campo.

 

Realtà virtuale e video a 360°

È un format che permette allo spettatore di immergersi nella narrazione. Aumenta l’emotività e il coinvolgimento. Le immagini possono essere accompagnato da una voce fuori campo che narra la storia o spiega in modo approfondito il contenuto del video.

The New York Times  360°

 

Best practices

Di seguito alcune linee guida per muoversi nel mondo del video giornalismo diffuso sulle piattaforme digitali.

  • Coinvolgere lo spettatore: puntare sull’interattività e sul coinvolgimento emotivo. Per fidelizzare il pubblico e distinguersi dai competitor occorre studiare una formula di trasmissione delle notizie che sia efficace, riconoscibile e riproducibile per notizie diverse.
  • Differenziare: A seconda delle piattaforme digitali che si stanno utilizzando si deve adattare il format (per esempio video breve, video con didascalie o live streaming) al mezzo usato (social network, blog, sito), non perdendo di vista l’essenza della notizia.
  • Raggiungere nuovi e non tradizionali tipi di pubblico: Le piattaforme digitali consentono ai produttori di contenuti e notizie di avere a che fare con reti specifiche di utenti. Identificando le singole reti è più facile individuare un target a cui rivolgersi. In questo modo è possibile informare e coinvolgere utenti della stessa fascia d’età o con interessi in comune.
  • Riutilizzare, remixare e riciclare: La riutilizzazione di contenuti propri o altrui, anche reperiti online quando è consentito, può includere lo spostamento di contributi da una piattaforma all’altra o l’aggregazione di notizie in un unico video.
  • Collaborare, confrontarsi e aggiornarsi: È fondamentale collaborare e confrontarsi con gli altri operatori del settore per capire quali siano i cambiamenti in corso sia dal punto di vista tecnico (attrezzatura, editing video, software) che di diffusione dei contenuti (nuove piattaforme web o social).
  • Innovare: Come avviene nel caso delle visual investigations e dello ‘scrollytelling’, la fusione di linguaggi e modalità espressive porta alla creazione di formati nuovi e accattivanti per il pubblico, che permettono di rendere personale e distinguibile il prodotto realizzato.

 

Un esempio italiano

Una delle video inchieste italiane che più ha fatto discutere nell’ultimo anno, è stata Bloody Money, realizzata da Fanpage.it. Si tratta di una complessa inchiesta divisa in più puntate, incentrata sulla corruzione legata allo smaltimento dei rifiuti in Campania. Una storia che, in virtù delle sue rivelazioni, ha portato Roberto De Luca, assessore del comune di Salerno nonché secondogenito del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, a dimettersi dalla sua carica.

Alternando le tecniche narrative ‘classiche’ (voice over, telecamere nascoste, interviste) con tecniche più innovative (didascalie riepilogative a lato, animazioni), l’inchiesta è stata pensata appositamente per essere diffusa sul web: brevi puntate, dai dodici ai venti minuti, legate tra loro da uno stesso tema e soprattutto da un singolo protagonista, una sorta di Virgilio che conduce chi guarda nel business illegale dei rifiuti puntata dopo puntata, fidelizzando lo spettatore. L’inchiesta assume così quasi la forma di una serie televisiva o meglio di una web series, con tanto di sigla e anticipazione della puntata successiva. Inoltre, proprio come una serie televisiva, le puntate sono state trasmesse ogni settimana lo stesso giorno alla stessa ora per circa un mese e mezzo, in modo da creare un appuntamento fisso. Pensata per il web anche la promozione: brevi pillole diffuse sui social per invogliare gli utenti a guardare l’inchiesta e contributi extra che approfondiscono o spiegano in modo dettagliato un singolo aspetto trattato nella puntata trasmessa quella settimana.

di Matteo Bruzzese

Matteo Bruzzese

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Matteo Bruzzese

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