In esclusiva ai microfoni di Footbola.it, l’ormai ex attaccante degli Stallions ha confidato quali sono le ragioni dietro la sua scelta
La giornata di lunedì potrebbe essere ricordata come uno spartiacque nella giovane storia della Kings League Italia. Alla Fonzies Arena di Milano, con sei partite al cardiopalma, si è chiusa la regular season, e ora è tempo di fare un primo bilancio tecnico e sportivo del torneo. Tuttavia, a cattturare l’attenzione non sono stati solo i verdetti del campo. A far rumore è stata la decisione, tanto improvvisa quanto dirompente, di Antonio Orteca: l’attaccante degli Stallions ha annunciato l’addio alla squadra e alla competizione. Il motivo? Lo ha raccontato lui stesso, senza giri di parole, in esclusiva ai microfoni di Footbola.it
Orteca senza filtri: “Ecco perché ho lasciato gli Stallions”
Il suo addio ha colto di sorpresa tifosi e addetti ai lavori. Già nella serata di lunedì, alcune sue storie pubblicate su Instagram avevano alimentato dubbi e speculazioni, poi confermate proprio dal diretto interessato: “Era già da un po’ di tempo che andava avanti questa storia”. Il riferimento è a un utilizzo sempre più marginale nelle rotazioni della squadra: “Erano ormai diverse partite che giocavo poco. Per me il calcio è felicità, quindi se mi levi il calcio per me è finita”.
Un disagio che si è trasformato in malessere personale: “Ogni volta che tornavo dalle partite ero scontento e me la prendevo con chiunque mi capitasse davanti. Quella di lasciare gli Stallions, quindi, è stata una decisione che ho preso per stare bene con me stesso. Ieri sono entrato sul 2-2 e con la mia punizione abbiamo fatto il 3-2, ma mi ha comunque sostituito. Con i TRM ho conquistato il rigore del 3-2, ho realizzato il gol del 3-3 e anche lì mi ha tolto dal campo. A quel punto ho pensato ‘evidentemente il problema sono io’. Allora ho deciso di tirarmi fuori dalla squadra”.
Un malessere che affonda le radici anche nella sua esperienza passata: “Io ho fatto veramente poche panchine con il Parma (nell’Under 18 nella stagione 2022-23, ndr), quindi non capisco perché debba farle in Kings League – ha continuato ai microfoni di Footbola –. Ho sempre dato il mio contributo e mi sono sempre messo a disposizione, ma ieri è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”.
“Ho trovato bei compagni, ma il progetto non è quello che pensavo”
Nonostante l’amarezza, Orteca non ha dimenticato l’aspetto umano dell’esperienza: “Mi dispiace perché ho trovato dei bravi ragazzi. Io poi sono più legato a quelli che, come me, hanno giocato di meno. Ma passare quei momenti lì è stato davvero brutto. Io non ho sposato questo progetto per fare esperienza, ma per dimostrare a tutti cosa sono in grado di fare. Purtroppo, però, non ho trovato questo spazio”.
“Con il mister non c’è mai stato dialogo”
Il punto di rottura, secondo quanto raccontato da Orteca a Footbola, è da attribuire anche al rapporto con il tecnico Giuseppe Guccione: “Io è da un po’ che non parlavo con lui. Non ha mai avuto la capacità di fare gruppo. Magari è solo un mio problema, ma non mi sono mai sentito partecipe con lui”.
Più sfumate le parole riservate alla dirigenza. Sul presidente Blur, ha ammesso: “Con lui non ho ancora parlato e non so se ci parlerò mai”. Diverso il giudizio su Kekko Marzy: “Il ‘dire’ (Kekko Marzy, ndr), invece, mi ha fatto capire che lui veramente ci teneva a me, però non c’è mai stato nulla di concreto”.
E i compagni? Qualcuno ha cercato di farlo tornare sui suoi passi: “Io ho sentito 3 miei compagni, ma solo uno, ovvero Alessandro Curcio, mi ha detto di ripensarci”.
Due club di Serie B nel futuro? La rivelazione di Orteca a Footbola
Il futuro, però, potrebbe riservare nuovi scenari. L’ex numero 11 degli Stallions ha rivelato contatti con il calcio professionistico: “Ci sono due squadre di Serie B che mi hanno cercato. Una di queste due squadre si trova in zona retrocessione, quindi in caso andrei a fare la C”.
La volontà di ripartire è forte: “La voglia di rimettermi in gioco è tanta. Il colloquio con una di queste due è andato bene. Mi hanno fatto capire che puntano tanto sui giovani. Adesso devo fare il colloquio con l’altra squadra, ma sono carico”.
E su un eventuale ritorno in Kings League, ha lasciato uno spiraglio: “Devo vedere come andranno le cose con queste due squadre, ma ci ritornerei”.
“Serve più spazio ai giovani: basta Wild Card”
Orteca non ha risparmiato una riflessione più ampia sul format della Kings League, denunciando una distanza tra le promesse iniziali e la realtà dei fatti: “Riprendo una frase di Lasagna (Agnese Nespoli, intervistatrice e content creator per la Kings League, ndr) che ha detto ai Draft: ‘questa competizione è stata creata in primis per dare spazio ai giovani e ai nuovi talenti’. Io, dopo aver sentito questa cosa, ho sposato appieno il progetto perché pensavo potessero aprirsi delle porte, ma alla fine si parla solo di Wild Card, di gente che ha già un nome. Io non ho nulla contro di loro, però non sono state rispettate le cose che hanno detto”.
Poi una proposta concreta: “La Kings League è una competizione molto bella, ma spero che alcune cose possano cambiare. Un’idea potrebbe essere quella di mettere una sola Wild Card a squadra, in modo tale da dare maggiore spazio ai Draft”.
Infine, una “frecciatina” anche ad altre realtà del torneo: “Penso ci siano altri ragazzi che la pensano come me, ma che magari non parlano per paura di finire nei casini. Non sono nessuno per dirlo, ma penso, ad esempio, ai Caesar, dove giocano sempre gli stessi giocatori. In questo caso qualche dubbio mi viene. Credo ci sia tanta gente che ha voglia di giocare di più”.
Una voce fuori dal coro che scuote il sistema
Nonostante il successo di pubblico e numeri social da capogiro, la Kings League Italia inizia a mostrare le prime crepe. E le parole di Antonio Orteca rilasciate a Footbola rappresentano un campanello d’allarme: sono il segnale che forse, qualcosa, sta andando nella direzione sbagliata. Solo il tempo dirà se questo sarà un caso isolato o l’inizio di un malcontento più ampio. Di certo, il messaggio dell’ex attaccante degli Stallions suona come un invito a riflettere sulle reali fondamenta di questa competizione.