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Wayne Rooney: un grande calciatore non sempre è anche un grande allenatore

Errare è umano, perseverare è diabolico. Con quale migliore massima potremmo definire la breve (si spera o almeno è questo che auguriamo a qualche club a cui dovessero venire strane voglie) e folgorante (in tutti i sensi) carriera di Wayne Rooney da allenatore? E si, perché l’ex stella del Manchester United, dopo la disastrosa esperienza in Championship al Birmingham nella scorsa stagione che avrebbe chiuso le porte dei campi d’allenamento a qualunque essere umano dell’orbe terracqueo, ha provato a rilanciarsi al Plymouth, ancora in Championship, con risultati per certi versi peggiori.

E, si badi bene, chi scrive non ce l’ha affatto con l’atleta Wayne Rooney, anzi. Per quelli che hanno vissuto gli anni che hanno contribuito a rendere la Premier League il torneo di calcio più avvincente al mondo, Rooney rappresenta uno dei tanti idoli. È stato attaccante in grado di unire tecnica e potenza come pochi, perfetta espressione del centravanti moderno ed uno dei tanti marchi di fabbrica del Manchester United targato Sir Alex Ferguson. Con la maglia dei Red Devils ha vinto tutto quello che c’era da vincere, diventandone tra l’altro il miglior marcatore della storia. E nelle squadre in cui ha militato, anche oltreoceano, ha sempre lasciato il segno. Come altri della sua generazione avrebbe meritato molta più fortuna e successi con la maglia della Nazionale inglese, ma qui entriamo in un campo minato che meriterebbe una disamina a parte.

La carriera di allenatore di Wayne Ronney inizia nel club in cui era terminata quella da giocatore: il Derby County. Le buone premesse ci sono perché, nonostante un inizio stentato, riesce nell’intento di salvare la squadra dalla retrocessione in League One grazie ad un rocambolesco pareggio per 3-3 in casa all’ultima giornata contro lo Sheffield Wesnesday. L’anno dopo si dimette, con il club in grave crisi economica e colpito da una pesante penalizzazione in classifica che ne decreta la retrocessione. Tutto faceva presagire una conferma in Championship o un grande salto su una panchina di Premier League, ma arriva la decisione che non ti aspetti: Rooney cede alle lusinghe di un altro club in cui aveva giocato negli ultimi anni della carriera: il D.C. United. Scelta incomprensibile in quel momento e che forse si rivelerà decisiva per la sua pessima carriera da allenatore. Un anno dopo risolve il contratto con all’attivo più sconfitte che vittorie. La risoluzione si deve ad una nuova, inaspettata offerta proveniente dalla natia Inghilterra. Il Birmingham, a sorpresa, decide di esonerare John Eustace nonostante il tecnico di Solihull avesse condotto il club al sesto posto, in piena zona playoff. Scelta incomprensibile da parte della società che mai darà adeguate spiegazioni. Risultato? Un solo punto nelle prime cinque gare, esonero dopo quindici (solo due vittorie) e Birmingham che non riuscirà più a riprendersi. Lo scorso maggio si fa avanti il Plymouth, stessa storia: cinque vittorie in 25 partite, risoluzione contrattuale con la squadra all’ultimo posto in classifica.

Ora Rooney è in pole position per diventare il nuovo opinionista di punta di Prime Video UK, dopo le avances di BBC sport con Match of the Day e Sky Sports. Lui però vuole pensarci, perché il richiamo della panchina è troppo forte. Quando si dice che perseverare è diabolico.

Alfonso Russo

Alfonso Russo

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