Dei farmaci | Pixabay @AVAKAphoto - alanews.it
Ogni anno riversate 9.300 tonnellate, 3.600 nei mari
Ogni anno, circa 9.300 tonnellate di residui di antibiotici usati dall’uomo (un terzo del quantitativo totale) finiscono nei fiumi contaminandoli, mentre 3.600 tonnellate finiscono nei mari e laghi. Uno studio della McGill University evidenzia i rischi per la diversità microbica e la salute acquatica, con particolare riferimento ad India e Pakistan.
Ogni anno, una quantità preoccupante di residui di antibiotici utilizzati dall’uomo, pari a circa 9.300 tonnellate, si riversa nei fiumi, rappresentando un terzo del totale. Questo allarmante dato emerge da uno studio condotto dalla McGill University di Montreal e pubblicato su Pnas Nexus, che evidenzia come l’uso umano di questi farmaci possa costituire una seria minaccia per gli ecosistemi acquatici.
I ricercatori avvertono che anche a concentrazioni inferiori a quelle terapeutiche, gli antibiotici presenti nei corsi d’acqua possono ridurre la diversità microbica, favorire la diffusione di geni di resistenza agli antibiotici e avere effetti negativi sulla salute di pesci e alghe. Questi risultati pongono interrogativi sul nostro modo di gestire l’uso di antibiotici, sia in ambito terapeutico che nella prevenzione della resistenza.
Lo studio ha sviluppato un modello per calcolare la quantità di antibiotici che, una volta assunti, si ritrovano nelle acque superficiali. Non tutta la dose di un antibiotico viene metabolizzata dall’organismo; una parte significativa viene eliminata attraverso le urine e termina, quindi, nelle acque reflue. Sebbene gli impianti di trattamento possano rimuovere alcuni residui, una porzione considerevole sfugge al processo di depurazione. In molte regioni del mondo, il trattamento delle acque reflue è insufficiente o addirittura assente, aggravando la situazione.
Analizzando i dati globali delle vendite di antibiotici dal 2012 al 2015, i ricercatori stimano un consumo medio annuale di circa 32.000 tonnellate dei 40 antibiotici più comuni, con 22.500 tonnellate escrete. Di queste, il 29% viene rilasciato nelle acque superficiali dopo il trattamento o l’assorbimento nel suolo, mentre 3.600 tonnellate (l’11%) raggiungono mari e laghi.
Sebbene in molte aree le concentrazioni di residui nei fiumi siano generalmente basse e non comportino impatti ambientali significativi, in condizioni di scarsa portata idrica, come avviene in alcune zone dell’India e del Pakistan, si raggiungono livelli nocivi. Circa 6 milioni di chilometri di corsi d’acqua nel mondo sono a rischio, evidenziando l’urgenza di interventi mirati per affrontare questa problematica ambientale e di salute pubblica.
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