Rappresentazione del phishing | Pixabay @Mohamed Hassan - Alanews.it
Nel 2024, ben 2,8 milioni di italiani sono stati vittime di truffe legate al commercio elettronico, causando oltre 500 milioni di euro di danni. Le frodi sono aumentate del 9% rispetto all’anno precedente. Tra le tecniche usate dai malfattori, spiccano i finti siti web (39,4%) e le false email (30,3%). I giovani tra 25 e 34 anni e tra 45 e 54 anni risultano i più colpiti, mentre quasi 50% delle vittime non denuncia
Nel 2024, il fenomeno delle truffe online ha raggiunto livelli allarmanti in Italia, con ben 2,8 milioni di italiani che hanno subito una frode o un tentativo di frode legato al commercio elettronico. Il danno complessivo supera i 500 milioni di euro, segnando un incremento del 9% rispetto all’anno precedente. Questi dati, emersi da un’indagine commissionata da Facile.it e condotta da mUp Research e Norstat, pongono interrogativi sulla sicurezza delle transazioni online e sull’efficacia delle misure di prevenzione attualmente in atto.
L’analisi delle modalità di frode rivela che i finti siti web sono la forma più comune di truffa, rappresentando il 39,4% dei casi. I truffatori utilizzano strategie sempre più sofisticate per ingannare le vittime, mentre le false email sono coinvolte nel 30,3% dei tentativi di frode. I social network giocano un ruolo significativo, contribuendo a oltre il 25% delle frodi, e le app di messaggistica come WhatsApp e Telegram sono state coinvolte nel 15,9% dei casi. Questo dimostra come la digitalizzazione delle comunicazioni abbia aperto nuove opportunità per i malfattori.
Contrariamente a quanto si possa pensare, non sono solo gli anziani a cadere vittime di queste frodi. Le fasce di età più colpite sono i giovani adulti, in particolare quelli tra i 25 e i 34 anni e quelli tra i 45 e i 54 anni, con percentuali che superano l’8%. Sorprendentemente, le persone con un titolo di studio universitario si trovano in una posizione particolarmente a rischio, con un’incidenza di frodi più che doppia rispetto alla media nazionale, fissata al 6,7%. Questo suggerisce che una certa fiducia nelle proprie competenze digitali possa portare a sottovalutare i segnali di allerta.
Un aspetto preoccupante è che quasi la metà delle vittime, il 49,2%, decide di non denunciare l’accaduto. Tra coloro che non procedono con la denuncia, circa il 38,5% ritiene che non ci sia possibilità di recuperare quanto perso, mentre un altro 24,6% giustifica la propria scelta con il fatto che il danno economico sia considerato troppo basso. Inoltre, il 16,9% delle vittime sente di aver agito con ingenuità, mentre il 9,2% preferisce non coinvolgere i familiari per timore di apparire stupido.
Questi dati non solo evidenziano l’ampiezza del problema delle truffe online, ma pongono anche l’accento sulla necessità di strategie di sensibilizzazione più efficaci e di un maggiore supporto alle vittime. La lotta contro le frodi nel commercio elettronico richiede un approccio multidimensionale, coinvolgendo le autorità competenti, le piattaforme digitali e la società civile. Solo attraverso un impegno collettivo si potrà sperare di ridurre il numero di vittime e contribuire a una maggiore sicurezza in questo vasto settore.
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