“Emaar sarà molto presto in Sud Europa”
Chiacchierata con Ahmad Saeed Alfalasi, capo dei Commerciali dell’importante società immobiliare degli Emirati Arabi
(Dubai). Leggi Emaar e pensi a Dubai. La più grande società di real estate degli Emirati Arabi Uniti è anche colei che Dubai l’ha, di fatto, costruita. Il landscape dell’emirato, infatti, disegna le forme che questa azienda, nata nel 1997 inizialmente interamente partecipata dal governo di Dubai, ha ideato dal nulla: il Burj Khalifa – la torre più alta del mondo – il Dubai Mall, lo shopping center più ampio ad oggi esistente, e innumerevoli palazzi e costruzioni di alto impatto estetico, sono un vero e proprio spettacolo per chi vi si imbatte ogni volta.
A spiegare da dove nasce il successo di Emaar è Ahmad Saeed Alfalasi, Head of Commercial dell’azienda, presente a Expo Dubai 2020 a un evento organizzato da Padiglione Italia e Inarcassa denominato “Urban Renaissence”: “Pensare che la città che vediamo oggi fino a circa 15 anni fa non esisteva ci fa essere molto orgogliosi – esordisce Alfalasi – Sin da subito ci abbiamo messo passione, attenzione per il dettaglio, impegno: abbiamo voluto creare qualcosa che il mondo ancora non aveva visto”. Passeggiando e spostandosi per Dubai, l’impressione è che quello costruito da Emaar sia un vero e proprio impero. Ma come fa un’azienda che porta avanti un simile business a intercettare i segnali che la comunità internazionale inizia a richiedere come sostenibilità e lotta alle emissioni di CO2? “Teniamo sempre in considerazione il fatto che un paese senza passato è un paese senza futuro- spiega il 32enne manager di Emaar – Significa che rispettiamo tantissimo l’ambiente che ci circonda così come lo facevano le comunità che secoli fa popolavano il deserto, muovendosi con gli animali e coltivando le piante, sempre nel rispetto del contesto ambientale. Ogni volta che ideiamo un progetto pensiamo all’impatto che questo può avere, in termini estetici, certamente, ma anche nei confronti dell’ambiente. Pensate al Dubai Mall, dove ci sono zone dedicate all’educazione ambientale dei bambini, come l’acquario, che insegna al rispetto degli oceani”.
Emaar ha da tempo avviato la sua espansione internazionale, con progetti nel resto del Medio Oriente e in Nord Africa; manca poco, tuttavia, per vederla anche in Italia: “Siamo sempre aperti a investitori e opportunità all’estero, in Europa ci stiamo concentrando sulla regione orientale e negli ultimi tempi su quella meridionale. Ancora non posso dire dove saremo presenti in Italia, ma accadrà presto. Sempre – conclude – con il nostro approccio: le città dovranno guardare al contributo che Emaar darà ai loro cittadini”. (Andrea Eusebio/alanews)
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