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ESCLUSIVA – BluEat: “Trasformiamo l’invasione del granchio blu in una risorsa sostenibile per l’economia locale”

La proliferazione incontrollata del granchio blu sta diventando un problema sempre più serio per le lagune dell’Emilia-Romagna e del Veneto, aree protette e ricche di biodiversità. Nelle reti posizionate all’imbocco delle valli di Comacchio, i ricercatori dell’Università di Ferrara trovano centinaia di piccoli granchi blu accanto a giovani anguille, cefali e pesci ago.

Questa specie alloctona, originaria delle coste americane, è arrivata nei mari europei presumibilmente trasportata dalle acque di zavorra delle navi e la loro diffusione massiccia sembra essere stata favorita da eventi climatici estremi come la grave siccità del 2022 e le alluvioni del 2023.

Durante la siccità infatti, l’acqua salata del mare ha risalito il fiume Po, permettendo ai granchi di raggiungere aree ideali per la riproduzione. Successivamente, le piene del 2023 hanno ulteriormente diffuso i piccoli granchi nelle lagune, ambienti perfetti per il loro sviluppo.

Dall’estate del 2023, i danni causati dai granchi blu sono stimati in circa 200 milioni di euro, su un comparto della pesca di vongole e cozze che vale complessivamente circa 500 milioni di euro all’anno. Nelle valli di Comacchio, nella sacca di Goro, nel Delta del Po e nelle lagune venete, molti allevatori di molluschi hanno già perso il lavoro.

Per capire come affrontare questo problema e trasformarlo in un’opportunità sostenibile, abbiamo intervistato Ilaria Cappuccini, Content Creator, Communication e Marketing Manager di BluEat, progetto innovativo di pescheria sostenibile realizzato dalla società benefit Mariscadoras srl, guidata da cinque imprenditrici impegnate a gestire la presenza di specie aliene nel Mediterraneo, come il granchio blu, causata dai cambiamenti climatici.

Mariscadoras srl – Alanews.it

Ci racconti del progetto BluEat e di qual è il tuo ruolo all’interno di esso

«BluEat è una startup innovativa che nasce con l’obiettivo di trasformare l’invasione di specie marine aliene, come il granchio blu, in una risorsa sostenibile. L’idea alla base del progetto è quella di ridurre l’impatto ecologico di queste specie, che minacciano gli ecosistemi locali e la pesca tradizionale, trasformandole in prodotti alimentari di alta qualità. Collaboriamo con pescatori locali, soprattutto del Delta del Po, per incentivare la cattura del granchio blu e reimmetterlo nel mercato sotto forma di gustose preparazioni. Proponiamo il granchio in diverse varianti: polpa, sughi pronti, polpette, maionese e altre specialità, rendendolo accessibile anche a chi non ha molta esperienza in cucina. I nostri mercati di riferimento sono la grande distribuzione e la ristorazione, sia in Italia che all’estero, con particolare focus su Stati Uniti e Corea. Io mi occupo di raccontare e promuovere il progetto, facendo conoscere ai consumatori il valore di queste specie e il loro potenziale in cucina. Seguo anche il mercato italiano, soprattutto per quanto riguarda la ristorazione. Insieme alle mie socie partecipiamo a fiere e show cooking

Dicono che quest’anno i granchi blu si siano “svegliati prima” e che siano anche di più nel Delta del Po, è vero?

«Sì, quest’anno i granchi blu nel Delta del Po si sono attivati con un mese di anticipo rispetto al solito, a causa delle temperature più calde delle acque e soprattutto perché la loro riproduzione è incredibilmente veloce. È una specie estremamente fertile, la femmina può deporre da 700.000 fino a 8 milioni di uova

Cosa ne pensi dell’introduzione di altre specie che possano predare i granchi blu per ridurne il numero come polpi e branzini?

«L’introduzione di predatori naturali, come polpi e branzini, potrebbe rappresentare una possibile strategia per controllare la popolazione di granchi blu. Tuttavia, è importante adottare un approccio cauto. Sebbene queste specie possano contribuire a ridurre il numero di granchi blu, l’introduzione deliberata di nuovi predatori potrebbe alterare ulteriormente l’equilibrio dell’ecosistema locale. È dunque essenziale valutare con attenzione l’impatto ecologico di questa soluzione. Nel frattempo, il nostro impegno continua: ci dedichiamo alla cattura mirata e sostenibile dei granchi blu, evitando che questi crostacei prelibati vengano portati all’inceneritore o gettati, come è purtroppo accaduto in passato».

Quali sono i progetti futuri di BluEat?

«Stiamo lavorando per ampliare la gamma di prodotti e stringere nuove collaborazioni con ristoranti e chef che vogliono portare in tavola piatti innovativi e sostenibili. Inoltre il nostro intento è quello di lavorare il maggior numero possibile di granchi; ad oggi ne lavoriamo oltre 5 tonnellate al giorno, vogliamo ed arriveremo presto a lavorarne 20 al giorno».

Giulia De Sanctis

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