(Roma). “Davide Trentini mi aveva contattato alla fine del 2016 per essere aiutato ad ottenere l’assistenza alla morte volontaria. Era malato di sclerosi multipla, aveva dei dolori ormai insopportabili e non aveva i soldi per andare in Svizzera. Ho aperto una sottoscrizione pubblica e gli ho messo a disposizione la somma necessari. Mina Welby lo ha accompagnato, quando è tornata e Davide aveva ottenuto di morire serenamente siamo andati ad autodenunciarci. Siamo stati convocati per l’udienza preliminare: rivendichiamo quanto fatto e riteniamo che la legge del 1930 che condanna a 5 a 12 anni di carcere per l’aiuto al suicidio debba cambiare. Un’occasione sarà il giudizio della Corte Costituzionale”: così Marco Cappato commentando il rinvio a giudizio per la vicenda del suicidio assistito di Davide Trentini. (Andrea Corti/alaNEWS)
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