Samarate, 23 aprile – Funerali di Teresa Stabile, vittima di femminicidio da parte del marito Vincenzo Gerardi. Nicolò Maja, unico sopravvissuto a un altro atroce omicidio nella stessa città, ha espresso solidarietà ai familiari. La comunità chiede maggiore impegno contro la violenza di genere. Un nastrino rosso è stato simbolo di protesta
La comunità di Samarate, in provincia di Varese, si è riunita per dare l’ultimo saluto a Teresa Stabile, una donna di 55 anni vittima di femminicidio per mano del marito Vincenzo Gerardi. I funerali, celebrati nella chiesa parrocchiale della Santissima Trinità, hanno visto la partecipazione di Nicolò Maja, unico sopravvissuto alla furia omicida di suo padre, che nel maggio 2022 uccise a martellate la moglie e la figlia, lasciando un segno indelebile nella comunità.
Una morte annunciata
Durante la cerimonia, le parole di una zia di Teresa hanno risuonato tra i presenti, sottolineando come “era una morte annunciata“. La donna ha evidenziato il dramma di una vita segnata da anni di vessazioni e abusi, lamentando che Teresa, pur non avendo mai cercato un amore nuovo, si era finalmente ribellata alla violenza che la opprimeva. “Amare non è essere padroni della vita altrui”, ha dichiarato, richiamando l’attenzione sulla natura pervasiva del patriarcato e sul fatto che uomini come Vincenzo non cambiano mai.
La lotta per la libertà
Le testimonianze di chi conosceva Teresa rivelano un quadro inquietante: una donna che ha lottato per la propria libertà, ma che ha visto i suoi sforzi vanificati da una relazione tossica. Durante la funzione, si è sentita l’urgenza di un cambiamento, con richieste chiare affinché le mani assassine vengano fermate prima che sia troppo tardi. “Noi donne vogliamo di più”, ha esclamato la zia, esprimendo la speranza che le nuove generazioni possano vivere in un mondo libero dalla violenza di genere.
Un gesto simbolico
All’esterno della chiesa, le cassette per le donazioni a favore della Fondazione Ircss Istituto Nazionale dei Tumori e della Fondazione Giulia Cecchettin sono state allestite per onorare la memoria di Teresa. In un gesto simbolico, a tutte le donne presenti è stato chiesto di indossare un nastrino rosso, un segno tangibile dell’impegno collettivo contro la violenza di genere.