Giallo cadaveri nelle valigie, il figlio Taulant fermo in Svizzera per furto
L’avvocato Del Fio: “La pena di 3 anni e 11 mesi riguarda il cumulo dei reati in Italia”
CRONACA (Firenze). È in Svizzera il figlio della coppia di albanesi uccisi e fatti a pezzi, ritrovati in quattro valigie nei campi davanti al carcere di Sollicciano. Taulant Pasho deve rispondere al reato di furto con scasso nel paese elvetico, mentre sono in corso le indagini sull’omicidio dei suoi genitori. L’avvocato di Pasho, Sabrina Del Fio chiarisce la pena da scontare del suo assistito e quella ancora in corso nel paese oltralpe: “Per quanto riguarda specificamente Taulant Pasho, io ho saputo dai media che lui è detenuto in un piccolo cantone della Svizzera per un reato di furto con scasso. Da comunicazioni solo ufficiose con l’avvocato svizzero, non so se lui è detenuto per custodia cautelare o un istituto analogo oppure sta scontando una pena definitiva. Per quanto riguarda la pena di 3 anni e 11 mesi, non riguarda il reato commesso in Svizzera, bensì il cumulo delle pene definitive che lui deve scontare per l’ordinamento italiano. Comprenderà probabilmente il reato di sostanze stupefacenti commesso successivamente alla sua uscita dal carcere nel 2015, presumibilmente anche un reato di evasione dagli arresti domiciliari. Per quanto riguarda le indagini relative all’omicidio e occultamento di cadavere dei genitori di Talulant Pasho io non ho notizie, se non per il fatto che in questo studio lo segue una persona per altre cause, che è stata sentita dagli inquirenti, per cui non posso dire assolutamente niente. Immagino che dallo sviluppo delle indagini, Taluant sia persona offesa da questo procedimento, ma non responsabile di questo reato.” L’avvocato Del Fio racconta dell’ultima volta in cui ha visto Taulant Pasho: “L’ultima volta che l’ho visto è stato pochi giorni dopo l’uscita dal carcere nel 2015. Prendemmo un caffè nel Palazzo di Giustizia per parlare delle sue vicende giudiziarie e lui era molto preoccupato perché mi disse che da giorni i genitori non si erano più fatti sentire e non rispondevano al telefono. Era per lui un comportamento assolutamente strano da parte dei genitori perché loro si sentivano quotidianamente. Anzi, i genitori tornavano spesso dall’Albania per fargli visita in carcere e loro avevano un buonissimo rapporto”. (Emanuele De Lucia/alanews)
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