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L’Assemblea generale della Cei slitta eccezionalmente da maggio a novembre, a causa di un mancato accordo sul documento finale. Il card. Matteo Zuppi sottolinea la necessità di tempo per una riflessione approfondita
L’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), inizialmente programmata per maggio, è stata rinviata a novembre. Questo rinvio, comunicato dal Cardinale Matteo Zuppi, presidente della CEI, si inserisce in un contesto di incertezze e discussioni interne che caratterizzano la Chiesa italiana. La decisione di posticipare l’incontro è stata motivata dalla necessità di un’adeguata riflessione sul documento finale emerso al termine dell’assemblea sinodale.
Negli ultimi tempi, i vescovi hanno affrontato questioni di grande rilevanza sociale, come il ruolo delle donne nella Chiesa, i diritti delle coppie omosessuali e l’urgenza di una maggiore trasparenza economica. Questi argomenti hanno generato un vivace dibattito, ma al termine dell’assemblea sinodale non è stato possibile raggiungere un consenso sufficiente per procedere con la votazione del testo finale. “È necessaria una sedimentazione del testo che tenga conto delle difficoltà emerse”, ha affermato Zuppi, sottolineando l’importanza di un tempo di maturazione per le decisioni da prendere.
Il rinvio dell’Assemblea generale è un evento raro, che si verifica solo in circostanze eccezionali, come la morte di Giovanni Paolo II o durante le fasi più critiche della pandemia. Questa situazione attuale potrebbe riflettere le tensioni interne alla CEI e la necessità di trovare un equilibrio tra le diverse posizioni all’interno della Chiesa. Monsignor Erio Castellucci, presidente del Comitato, ha cercato di rassicurare, affermando che non si tratta di una bocciatura del documento, ma di un’opportunità per riflettere e ascoltare.
La decisione di rinviare l’assemblea ha suscitato reazioni contrastanti tra i membri della CEI. Alcuni hanno accolto il rinvio con un applauso liberatorio, segno di un desiderio di ascolto e apertura al dialogo. Tuttavia, resta da vedere come e se queste discussioni porteranno a un cambiamento concreto nelle posizioni della Chiesa riguardo a temi così delicati e attuali. La speranza è che questo tempo di riflessione possa favorire un processo decisionale più inclusivo e consapevole.
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