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Milano: sfruttato, sottopagato e senza diritti. La storia di un lavoratore della M4

Milano: sfruttato, sottopagato e senza diritti. La storia di un lavoratore della M4

“Ho visto colleghi piangere per la stanchezza. Inaccettabile accada a Milano, sotto gli occhi di tutti”

CRONACA (Milano). La storia di Mario (nome di fantasia) è quella dei circa 140 lavoratori della MBS, società che in appalto dal Comune di Milano e dal Consorzio M4, gestisce i servizi di sicurezza nei cantieri della nuova metropolitana Blu. Una storia fatta di sfruttamento, paghe da fame e perdita di diritti. “Noi che stiamo all’ingresso dei cantieri prendiamo poco più di 5 euro l’ora lordi, che netti fanno circa 4,80 euro”, racconta Mario. “A fine mese facciamo la somma delle ore lavorate e sono sempre circa più di 300. Stiamo in cantiere 12 ore, ma capita spesso di rimanere fino a fine lavori, ovvero anche più di 16”. Inevitabile non riuscire a reggere questi ritrmi. “Alcuni di noi”, aggiunge Mario, “sono trattati anche peggio. I ragazzi di colore ad esempio, non si ribellano. Ho visto uno di loro addormentarsi stremato per la fatica con gli occhi pieni di lacrime. E’ inaccettabile che questo avvenga a Milano, in pieno centro, sotto gli occhi di tutti”. Il caso degli stipendi non è nuovo ed era stato già sollevato dalla Cgil e da un quotidiano nazionale. Da quel momento in poi la situazione sembra essere peggiorata per i dipendenti MBS. “Ci hanno bombardato di messaggi intimandoci di non parlare con i giornalisti. Pochi giorni dopo inoltre siamo stati convocati per firmare un passaggio di appalto, visto che MBS non gestirà più la sicurezza sui cantieri. Questo foglio”, sottolinea ancora Mario, “non era un passaggio d’appalto ma un verbale di conciliazione con l’azienda in cui, a fronte di un ‘bonus’ di 100 euro e l’anticipo di una parte del TFR, rinunciavamo a future vertenze contro l’azienda. Firmando quel foglio abbiamo perso ogni diritto di rivalsa”. Il sindacato che ha guidato la vertenza è stato quello della UGL, e Mario confessa di “non averli mai visti nè sentiti prima di allora. Non firmare, a livello psicologico, potevo dire che il nostro nome non passava alla nuova società” (Luca Perillo/alanews)

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