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“Niente politica, resto libera”: la scelta coraggiosa della scienziata

Veneto, Antonella Viola rinuncia alla candidatura per la presidenza della Regione proposta dal Pd. La scienziata, in un video su Instagram, spiega la sua scelta per mantenere la libertà intellettuale. Resterà a disposizione per consulenze indipendenti

Antonella Viola rinuncia a candidarsi alla presidenza della Regione Veneto, una scelta che ha generato un acceso dibattito, coinvolgendo non solo i politici, ma anche il pubblico e gli esperti del settore scientifico. La biologa e divulgatrice scientifica, conosciuta per il suo impegno nella comunicazione della scienza e per le sue posizioni chiare durante la pandemia, ha ricevuto una proposta di candidatura dal Partito Democratico e dalla coalizione di centrosinistra, ma ha scelto di declinare l’offerta.

La libertà intellettuale

In un video messaggio condiviso su Instagram e Facebook, Viola ha chiarito le sue motivazioni, sottolineando l’importanza di mantenere la propria libertà intellettuale e di giudizio. “Credo sia necessario per me”, ha affermato, “rinunciare a questa offerta, seppure importante.” Questa dichiarazione mette in evidenza un tema cruciale: il rapporto tra scienza e politica. Viola ha evidenziato come, per un ricercatore, sia fondamentale mantenere una certa distanza dai partiti e dalle ideologie politiche, per preservare l’integrità delle proprie ricerche e opinioni.

Un segnale di consapevolezza

La scelta di Antonella Viola potrebbe essere interpretata come un segnale di una crescente consapevolezza tra gli scienziati riguardo alla loro posizione nel dibattito pubblico. In un periodo in cui le decisioni politiche influenzano profondamente la ricerca scientifica, la sua decisione di rimanere indipendente potrebbe ispirare altri a riflettere sulle proprie scelte professionali e sul loro impatto sulla società.

Un dialogo tra scienza e politica

Viola ha anche dichiarato che rimarrà disponibile per offrire consigli su temi specifici, ma solo come esperta e non come politica. Il suo messaggio ha il potere di stimolare ulteriormente il dialogo tra scienza e politica, invitando a una riflessione più profonda su come i due ambiti possano collaborare senza compromettere l’integrità di nessuno dei due. La sua rinuncia potrebbe anche incoraggiare altri scienziati a prendere una posizione simile, difendendo la loro libertà di ricerca e la loro vocazione professionale.

Redazione

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