Il provvedimento, emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Modena, prevede un sequestro preventivo di circa 260 mila euro, somma ritenuta indebitamente erogata a favore di personale amministrativo, docenti universitari, dottorandi e assegnisti di ricerca
Indebiti pagamenti a favore di addetti amministrativi, docenti universitari, dottorandi, assegnisti di ricerca e altri. È in corso un’importante inchiesta della Guardia di Finanza che scuote il mondo universitario modenese e ha colpito l’Università di Modena e Reggio Emilia, coinvolgendo 18 indagati accusati di peculato, truffa aggravata ai danni di un ente pubblico e falsità ideologica. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le indagini preliminari di Modena, prevede un sequestro preventivo di circa 260 mila euro, somma ritenuta indebitamente erogata a favore di personale amministrativo, docenti universitari, dottorandi e assegnisti di ricerca. Provvedimento eseguito dopo una articolata attività investigativa con le indagini che sono state avviate partendo da una denuncia da parte di Unimore, a seguito di anomalie riscontrate all’interno della gestione amministrativo-contabile di un dipartimento dell’Ateneo e hanno permesso di riscostruire come il responsabile amministrativo dello stesso avesse disposto indebiti pagamenti per circa 260 mila euro nei confronti di amministrativi, ma anche docenti e dottorandi. 750 sarebbero stati i mandati di pagamento tra il 2013 e il 2020 riportanti causali fittizie (come pagamenti fornitori, ad esempio) e spesso privi di documentazione giustificativa, in tal modo inducendo in errore la tesoreria universitaria
Le irregolarità nei mandati di pagamento
Le indagini della Guardia di Finanza sono iniziate dopo che l’Università ha evidenziato delle irregolarità nei mandati di pagamento. Tra il 2013 e il 2020, sono stati emessi circa 750 mandati, molti dei quali contenenti causali fittizie, come pagamenti a fornitori, e privi di documentazione giustificativa. Questo ha portato a un errore sistemico nella tesoreria dell’Ateneo, consentendo al responsabile amministrativo di effettuare pagamenti non dovuti, gravando così sul bilancio dell’ente pubblico.
Il sistema di frode e il sequestro dei fondi
La Procura di Modena ha coordinato le attività investigative, rivelando un sistema di frode ben strutturato, in cui i fondi pubblici sono stati utilizzati per fini personali o per pagamenti non giustificati. Il sequestro preventivo di 260.000 euro è stato disposto per garantire il recupero delle somme indebitamente erogate e per consentire il proseguimento delle indagini senza il rischio di dispersione delle prove.
Impegni e misure correttive dell’Università
L’Università di Modena e Reggio Emilia ha reso noto che la denuncia è stata sporta dopo un’attenta analisi interna che ha messo in luce diverse irregolarità. “Ad oggi – ha dichiarato un portavoce dell’Ateneo – sono stati recuperati oltre 100.000 euro, che corrispondono a più di un terzo dell’importo complessivamente oggetto di contestazione.” Questo recupero parziale dimostra l’impegno dell’Università nel chiarire la situazione e collaborare attivamente con le autorità competenti.
Le indagini si sono concentrate anche su come il sistema di controlli interni possa aver fallito nel prevenire tali irregolarità. L’Università ha avviato un processo di revisione delle procedure amministrative per garantire una maggiore trasparenza e accountability. La questione ha sollevato interrogativi su come gli enti pubblici possano migliorare i loro sistemi di controllo e prevenzione delle frodi.
La Guardia di Finanza ha riportato che l’operazione è stata complessa e ha richiesto un’analisi approfondita dei documenti contabili e delle pratiche amministrative. Gli investigatori stanno valutando anche il coinvolgimento di altri soggetti, oltre ai 18 già indagati, e non escludono la possibilità di ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. Le autorità stanno lavorando per assicurarsi che la giustizia venga fatta e che eventuali responsabilità siano accertate, sia a livello individuale che sistemico.
Questa inchiesta rappresenta un caso emblematico di come le istituzioni accademiche, pur essendo centri di ricerca e formazione, possano essere vulnerabili a pratiche illecite. La necessità di una vigilanza costante e di un’adeguata gestione delle risorse pubbliche è emersa come un tema cruciale, non solo per l’Università di Modena, ma per tutte le istituzioni pubbliche che gestiscono fondi finanziati dai contribuenti. L’auspicio è che questa situazione possa portare a un rafforzamento delle politiche di controllo e trasparenza, affinché simili episodi non si ripetano in futuro.