Regeni, Bonvicini: “Egiziani reticenti nelle informazioni, Massari ci disse dei segni di tortura”
Il primo segretario dell’ambasciata al Cairo: “Io stesso portai all’aeroporto un amico ricercatore”
Cronaca (Roma). “L’ambasciatore Massari ci riferì che un suo contatto egiziano gli aveva detto che un corpo era stato trovato la mattina e che poteva essere il corpo di Giulio Regeni. Massari chiese l’ufficializzazione immediata del ritrovamento e la sera va a vedere il corpo di Giulio e ci riferì che sul corpo c’erano chiari segni di tortura. Dal giorno dopo mettemmo in azione rete di sicurezza per gli amici di Giulio. Io portai personalmente in aeroporto un amico di Giulio che stava facendo una ricerca simile, insieme alla compagna. Il capo di gabinetto del ministro degli Esteri a colloquio con Massari iniziò a dire ‘perché pensate che siamo stati noi’ affermando che bisognasse cercare in altri Paesi”. Poi dopo l’incontro richiamò dicendo che non si doveva fare tutto questo clamore ‘visto che anche in Italia spariscono egiziani'”. Così Davide Bonvicini, primo segretario dell’ambasciata d’Italia al Cairo durante l’omicidio Regeni. (Marco Vesperini/alanews)
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