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Roberto Giordanelli canta “Bella ciao” in un bar e viene preso a testate

Aggressione a Alessandria: il fotografo Roberto Giordanelli è stato picchiato per aver cantato “Bella Ciao” in un bar. L’aggressore, un energumeno dichiaratosi fascista, lo ha minacciato, provocandogli una prognosi di 10 giorni. Giordanelli ribadisce il suo antifascismo.

Recentemente, un episodio di violenza ha scosso il tranquillo ambiente di un bar nel centro di Alessandria, dove il fotografo Roberto Giordanelli è stato aggredito brutalmente da un uomo che si è identificato come fascista. Questo evento, che ha suscitato indignazione e preoccupazione tra i cittadini, è emblematico di un clima di tensione politica e sociale che sembra farsi sempre più palpabile nel nostro paese.

L’aggressione

L’incidente è avvenuto in una serata apparentemente tranquilla, quando Giordanelli, seduto al bar, stava leggendo un giornale. Alcuni bambini presenti nel locale stavano ascoltando musica sul loro telefono, tra cui la celebre canzone partigiana “Bella ciao”. Colpito dall’atmosfera di gioia infantile, Giordanelli ha iniziato a cantare insieme a loro, senza alcuna intenzione di provocare o sfidare nessuno. Tuttavia, il suo gesto innocente ha scatenato la reazione violenta di un individuo che, secondo le parole di Giordanelli, si è avvicinato da dietro e lo ha colpito con un pugno alla nuca, seguito da una testata violenta che ha raggiunto il suo occhio.

Le reazioni

L’aggressore, descritto come un “energumeno” e un fervente sostenitore di ideologie fasciste, ha quindi iniziato a minacciare Giordanelli, apostrofandolo con insulti e qualificandolo come un “comunista di ma”*. Queste parole, cariche di odio e intolleranza, rivelano un clima di crescente polarizzazione politica che anima il dibattito pubblico in Italia. Giordanelli, già invalido al 47% e costretto a muoversi con un deambulatore a causa di una precedente frattura al femore, si è ritrovato in una situazione di vulnerabilità che ha reso ancora più inquietante l’attacco subito.

Dopo l’aggressione, Giordanelli ha raccontato di aver avuto le idee confuse, colpito non solo fisicamente ma anche psicologicamente dalla brutalità dell’atto. Nonostante il dolore e il trauma, ha deciso di recarsi al pronto soccorso, dove i medici gli hanno diagnosticato una prognosi di dieci giorni. La titolare del bar e altri avventori sono accorsi in suo aiuto, dimostrando che c’è ancora chi si oppone fermamente a simili comportamenti violenti.

L’intervento delle persone presenti ha sollevato un’importante riflessione sulla responsabilità collettiva nella lotta contro l’intolleranza. Giordanelli ha dichiarato di non aver mai visto il suo aggressore prima di quel giorno e ha ipotizzato che la violenza fosse motivata da un’ideologia politica estrema. La sua reazione alla violenza, però, è stata di incredulità piuttosto che di paura. “Mi sono unito a dei bambini che stavano cantando, tutto qui”, ha affermato, sottolineando il suo spirito antifascista che non verrà mai meno, nonostante la minaccia rappresentata dall’aggressore.

Redazione

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