Satnam Singh, il testimone oculare: “Il padrone non voleva chiamare l’abulanza”
“Ho visto il braccio tranciato, non ho visto i telefoni. Li ha caricato sul furgone ed è andato via”
CRONACA (Latina). “Il datore di lavoro diceva che Satnam era morto, che non c’era nulla da fare. Io l’ho visto sotto al macchinario con il braccio tranciato. Ho detto chiama ambulanza, fate qualcosa, ma loro gli hanno detto che lì l’ambulanza non arrivava. Tutti dicevano chiamiamo i soccorsi, chiamiamo i soccorsi. Gli ho detto portiamolo dentro e poi lo portiamo in ospedale. Ho aperto il furgone e il datore di lavoro lo ha caricato dentro con la moglie, poi non so quello che hanno fatto. I cellulari? No, non ho visto niente so solo che hanno caricato Satnam con il braccio tranciato e il datore di lavoro continuava a dire che lì non sarebbero arrivati i soccorsi. Sono stati una manciata di secondi da quando hanno preso la decisione di caricarli. Anche io sono senza documenti e lavoro in nero, guadagno cinque euro e cinquanta l’ora. Da quel giorno non lavoro né lì, né ha più avuto contatti con il datore di lavoro”. Così un testimone oculare che lavorava con Satnam il giorno dell’incidente, durante la manifestazione di Latina contro il caporalato indetta dalla comunità indiana, Uila, Fai Cisl, Usb. (Marco Vesperini/alanews)
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