Savona, ispezioni alle petroliere: Caccia alle bombe sugli scafi mentre l'indagine sulle esplosioni continua - Marinetraffic - Alanews.it
La tranquillità del porto di Savona è stata scossa da un evento allarmante avvenuto a metà febbraio, quando la petroliera Seajewel è stata oggetto di un attacco esplosivo, provocando un forte squarcio nella sua carena. Questo incidente ha spinto le autorità marittime a intensificare le misure di sicurezza nel tratto di mare antistante Vado Ligure, dove la nave era ancorata. Le ispezioni alle petroliere, che normalmente non sono pratiche abituali, hanno ora assunto un’importanza cruciale nel garantire la sicurezza delle operazioni marittime in questa zona strategica.
La Capitaneria di porto di Savona ha avviato una serie di controlli su una decina di petroliere, sebbene il numero esatto di navi ispezionate non sia stato reso pubblico. Queste operazioni sono state attuate come misura preventiva in risposta all’attacco alla Seajewel, dove si è scoperto che erano stati attaccati due ordigni esplosivi, uno dei quali ha provocato un danno significativo alla struttura dello scafo. Le ispezioni si concentrano sulla carena delle navi, la parte sommersa, e hanno come obiettivo il controllo dell’integrità dello scafo, per accertarsi che non vi siano anomalie o esplosivi attaccati.
Le autorità non hanno specificato se vi sia una correlazione diretta con la guerra in Ucraina, ma diversi elementi suggeriscono che l’incidente possa essere legato a tensioni geopolitiche in corso. Infatti, la Capitaneria di porto ha sottolineato che le ispezioni sono effettuate solo su alcune navi, selezionate in base a criteri specifici, come:
Ciò indica che le autorità stanno esercitando un controllo mirato per prevenire ulteriori incidenti.
L’ordinanza firmata dal comandante Matteo Lo Presti delinea chiaramente l’obiettivo dell’ispezione: garantire l’assenza di ostacoli in prossimità della carena. Anche se non si fa menzione esplicita di ordigni, è evidente che vi è una forte preoccupazione per la sicurezza delle navi in transito. Questa iniziativa ha richiesto un cambiamento nelle procedure operative standard, coinvolgendo agenzie marittime locali e ditte specializzate nel settore.
Quando una petroliera arriva al largo del porto, viene inizialmente tenuta in posizione di “drifting”, cioè in attesa di un ormeggio sicuro. Questo approccio, sebbene più lungo, è parte delle nuove misure di sicurezza implementate in seguito all’incidente della Seajewel. Un rimorchiatore incaricato dell’ispezione si avvicina alla nave, portando a bordo un ROV (Remotly Operated Vehicle), un veicolo sottomarino controllato a distanza, dotato di telecamera per effettuare un’ispezione visiva dettagliata della carena.
L’operazione richiede generalmente circa tre ore, durante le quali l’operatore del ROV esamina le immagini in diretta da un monitor. Se non vengono riscontrate anomalie, la nave può procedere con l’ormeggio. Tuttavia, le condizioni meteorologiche devono essere favorevoli: è necessario che ci sia luce naturale, mare calmo e assenza di vento, altrimenti l’ispezione deve essere rinviata.
Dall’inizio delle ispezioni, sono state controllate almeno sei petroliere, un numero relativamente limitato, ma che sottolinea l’importanza delle nuove procedure di sicurezza. Nonostante l’aumento dei controlli, finora non si sono verificati ritardi significativi nelle operazioni di scarico del petrolio, garantendo continuità nelle forniture, come nel caso dell’aeroporto di Malpensa, dove il carburante raffinato a Trecate continua ad essere disponibile.
L’episodio della Seajewel, avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 febbraio, ha acceso i riflettori su un possibile attacco terroristico nel Mediterraneo, alimentando un clima di incertezza tra gli operatori del settore marittimo. Le indagini attualmente in corso si concentrano sull’analisi della scatola nera della petroliera e su campioni di petrolio prelevati, al fine di stabilirne la provenienza. Secondo fonti giornalistiche, la Seajewel e altre navi danneggiate in precedenza avevano recentemente fatto scalo in Russia, suggerendo che gli attacchi potrebbero essere parte di una strategia più ampia di sabotaggio mirata a colpire le petroliere coinvolte nel commercio di petrolio e gas russi.
L’ipotesi più accreditata dagli investigatori è che un gruppo di sommozzatori abbia operato in modo coordinato, partendo dalla costa e immergendosi per piazzare gli ordigni esplosivi. La possibilità che tali attacchi possano ripetersi ha reso necessaria una sorveglianza costante, non solo delle navi in arrivo, ma anche delle operazioni marittime in generale.
Le autorità portuali si trovano quindi a dover bilanciare la necessità di mantenere il flusso commerciale del porto con la crescente preoccupazione per la sicurezza. La Seajewel, attualmente ancorata al largo del Pireo, è in attesa di riparazioni e dell’arrivo di esperti incaricati di effettuare ulteriori indagini. Questo scenario riflette non solo le sfide immediate in termini di sicurezza marittima, ma anche le ripercussioni più ampie delle tensioni geopolitiche che stanno influenzando il commercio internazionale e la stabilità delle rotte marittime nel Mediterraneo.
In questo contesto, le ispezioni alle petroliere diventano un elemento cruciale per garantire la sicurezza delle operazioni e per prevenire futuri incidenti, mentre l’industria marittima si adatta a una nuova realtà caratterizzata da rischi e sfide senza precedenti.
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