Stefano Tachè, la madre Daniela: “Oggi stessa disperazione di quella che provai io”
Il sopravvissuto all’attentato: “C’era clima d’odio, quella mattina non c’era neanche un vigile”
(Roma). “Sono stata catapultata dal gran bene al gran male, questo è il mio ricordo. Siamo disperati perché non è giusto morire così, senza un motivo. Penso che la disperazione sia di tante famiglie in questo momento, la stessa disperazione che ho provato io e che provo io e che purtroppo qua si sta allargando la cosa”. Così Daniela, madre del piccolo Stefano Gaj Tachè. “All’epoca c’era un clima che era stato creato da certe forze politiche, forza sindacali, una campagna di stampa violenta contro Israele e gli ebrei. Un’ondata di terrorismo in tutta Europa. Quella mattina non c’era nessuno, neanche un vigile urbano. Quella di questi giorni c’è un’azione di guerra premeditata e sappiamo che dietro c’è l’Iran. Le immagini ci riportano al nazismo, a scene che non rispecchiano la comunità di oggi, per certi versi siamo rimasti alle crociate e ai barbari”. Così Sandro Di Castro, sopravvissuto all’attentato del 1982 dove morì il piccolo Stefano Gaj Tachè. (Marco Vesperini/alanews)
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