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Università Ue offrono “asilo scientifico” ai ricercatori Usa colpiti dai tagli di Trump

Negli ultimi anni, il panorama della ricerca scientifica negli Stati Uniti ha subito significativi mutamenti, specialmente dopo l’arrivo al potere dell’amministrazione Trump. A partire dalla fine di gennaio 2017, l’orientamento politico ha avuto ripercussioni dirette sulle politiche di finanziamento della ricerca, con la sospensione e l’interruzione del sostegno a numerosi programmi fondamentali. Questi includono progetti cruciali dedicati alla diversità, allo sviluppo di vaccini e alla lotta contro i cambiamenti climatici. Tali misure hanno creato un clima di incertezze e preoccupazioni tra i ricercatori americani, molti dei quali si sono trovati in una posizione precaria e hanno iniziato a cercare opportunità altrove, in particolare in Europa.

Di fronte a questa situazione difficile, le università europee hanno risposto con prontezza, offrendo un “asilo scientifico” per i ricercatori statunitensi in difficoltà. Come affermato da Jan Danckaert, rettore della Vrije Universiteit Brussel (VUB), “Come comunità accademica, è nostro dovere supportare i colleghi americani. Gli accademici statunitensi sono tra le maggiori vittime di questa interferenza politica e ideologica.” La VUB ha aperto 12 posizioni post-dottorato specificamente destinate a studiosi provenienti dagli Stati Uniti, segnalando così un impegno attivo nell’accogliere e sostenere i talenti in fuga.

Iniziative di supporto in Europa

Non si tratta di un’iniziativa isolata. Diverse istituzioni accademiche in tutto il continente hanno avviato programmi di reclutamento mirati a garantire una protezione e un sostegno ai ricercatori americani. Ecco alcune delle iniziative più significative:

  1. Università Aix-Marseille: Ha lanciato il programma “Safe Place for Science”, destinato a fornire fondi per oltre due dozzine di ricercatori americani per un periodo di tre anni.
  2. Istituto Pasteur di Parigi: Yasmine Belkaid ha dichiarato di essere già al lavoro per reclutare esperti americani nel campo delle malattie infettive.
  3. Paesi Bassi: Annuncio della creazione di un fondo per il reclutamento di menti brillanti provenienti da altre nazionalità, sottolineando l’importanza di attrarre talenti internazionali.

Queste azioni dimostrano come l’impatto delle politiche degli Stati Uniti abbia creato un’onda di solidarietà in Europa, con molti accademici che esprimono il desiderio di accogliere i colleghi americani.

Opportunità per la ricerca europea

La fuga di cervelli statunitensi potrebbe avere ripercussioni significative per l’Europa, contribuendo a un rilancio qualitativo del sistema di ricerca europeo. Con decine di università americane già stanziate nel continente e un crescente numero di progetti di ricerca in ambiti come energia, industria e difesa, l’Europa si trova in una posizione privilegiata per attrarre talenti e expertise.

Le università europee stanno dimostrando una straordinaria capacità di adattamento e apertura, cercando non solo di accogliere i ricercatori americani in difficoltà, ma anche di integrare le loro competenze nei propri programmi di ricerca. Ogni ricercatore americano accolto nelle università europee non rappresenta solo un valore aggiunto in termini di conoscenza ed esperienza, ma anche un’opportunità per promuovere un dialogo interculturale e una sinergia tra diverse scuole di pensiero.

Conclusione: Un faro di speranza

Le università europee, quindi, si pongono come un faro di speranza in un contesto di crescente tensione e divisione, non solo tra le nazioni, ma anche all’interno della comunità scientifica. Offrendo asilo e supporto a quei ricercatori colpiti da decisioni politiche, esse non solo difendono la libertà di ricerca, ma riaffermano anche l’importanza della scienza come strumento di progresso e coesione sociale. La scienza, dopotutto, non conosce confini; è un linguaggio universale che ha il potere di unire e ispirare, anche nei momenti più bui.

Redazione

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