“Essendo lui predatore, un marito-padrone, quando mia figlia ha deciso di chiedere il divorzio lui forse ha pensato di non valere più niente come uomo. Così ha scatenato la sua ira furiosa, che lo ha portato ad uccidere mia figlia con un colpo di pistola al cuore. Finché le vittime non inizieranno a parlare i femminicidi non finiranno mai. Lei subiva e noi ce ne accorgevamo, ma lei ci rassicurava. Le istituzioni e le forze dell’ordine devono dare ascolto a qualsiasi campanello d’allarme, non devono prendere le denunce sotto gamba. C’è bisogno di molta prevenzione e di formazione. La cosa che mi fa più male è che i figli delle donne morte non diranno mai più la parola mamma”. Parlano così Adriana Esposito e Luigi Formicola, i genitori di Stefania, 28enne mamma uccisa dal marito nell’ottobre 2016 dopo un lungo periodo di violenze subite. Venerdì 9 marzo a Fuorigrotta, è stata inaugurata una panchina per ricordarla prima di una marcia contro la violenza organizzata a Scampia.
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