47 progetti europei per l'indipendenza sulle materie prime critiche: quattro sono in Italia (AP Photo/Dita Alangkara) - Alanews.it
Martedì scorso, la Commissione Europea ha pubblicato una lista di 47 progetti strategici volti a ridurre la dipendenza dell’Europa dalle materie prime critiche, in particolare dalla Cina. Questi progetti si concentrano su materiali essenziali, comunemente definiti “metalli rari”, che sono fondamentali per settori come l’industria tecnologica, militare e spaziale, oltre che per la transizione ecologica e sostenibile. Tra le 170 candidature esaminate, sono stati selezionati progetti da 13 paesi europei, con un investimento complessivo previsto di 22,5 miliardi di euro, inclusi fondi e finanziamenti.
La necessità di questo intervento è diventata sempre più evidente negli ultimi anni. La pandemia di COVID-19, la guerra in Ucraina e un contesto globale di commerci sempre più complesso hanno reso la questione della sicurezza delle forniture di materie prime un tema centrale. Politiche protezioniste, come i dazi imposti dall’amministrazione Trump, hanno ulteriormente complicato il panorama economico. Di fronte a queste sfide, l’Unione Europea ha avviato un processo di ristrutturazione della propria filiera delle materie prime, mirando a un’autonomia strategica.
Nel maggio 2024, il Parlamento Europeo ha approvato una legge specifica, identificando 17 materie prime critiche e ponendo obiettivi ambiziosi per il 2030. Questi obiettivi prevedono che l’Europa raggiunga:
Le 17 materie critiche includono metalli e materiali fondamentali, come il litio, il cobalto e il nichel, impiegati nella produzione di batterie; il gallio per i pannelli solari; e il titanio e tungsteno, cruciali per i settori aerospaziale e della difesa. Inoltre, ci sono minerali come bauxite, bismuto, rame, germanio, magnesio, manganese, grafite, platino, silicio e le cosiddette “terre rare”.
Tra i progetti selezionati, quattro sono stati identificati in Italia, tutti focalizzati sul riciclaggio di materie prime critiche. Il progetto più significativo è quello dell’azienda franco-svizzera Glencore, situato a Portovesme, in Sardegna. Qui si prevede la riconversione di parte del complesso industriale attualmente dedicato alla produzione di zinco per avviare un processo di riciclo delle batterie esauste, contribuendo così alla transizione verso un’economia circolare e sostenibile.
Un altro progetto di rilievo è quello della multinazionale belga Solvay, che utilizzerà l’impianto chimico di Rosignano, in Toscana, per estrarre palladio dalle marmitte. Questo progetto rappresenta un’importante opportunità di recupero di una materia prima preziosa, testimoniando l’impegno di Solvay verso pratiche più sostenibili nel settore chimico.
L’azienda italiana Itelyum Regeneration, con sede a Frosinone, si occuperà di riciclare rifiuti elettronici, un settore in continua espansione e fondamentale per la gestione sostenibile dei materiali. Il riciclo di componenti elettronici consente di recuperare metalli preziosi e ridurre l’impatto ambientale legato alla produzione di nuovi dispositivi.
Infine, Circular Materials, con sede a Padova, ha progettato un’iniziativa innovativa per recuperare nichel, rame e platino dagli scarti liquidi delle lavorazioni industriali. Questo approccio migliora l’efficienza delle risorse e offre una soluzione concreta al problema della gestione dei rifiuti industriali.
Questi quattro progetti rappresentano un passo significativo verso l’autonomia dell’Italia e dell’Europa in materia di materie prime critiche. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga. È fondamentale che l’Unione Europea continui a investire in ricerca e sviluppo, nonché in politiche che incentivino l’innovazione nel campo del riciclo e della lavorazione delle materie prime. Solo così sarà possibile garantire un futuro sostenibile e indipendente per l’industria europea.
In un contesto globale in rapida evoluzione, l’Europa deve affrontare la sfida di diventare un leader nella gestione sostenibile delle risorse, investendo non solo in nuove tecnologie, ma anche in sistemi di economia circolare. L’attenzione a questi temi è cruciale non solo per garantire la sicurezza delle forniture, ma anche per contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico e per promuovere un modello di sviluppo più equo e sostenibile per le generazioni future.
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