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Carbone al massimo storico, nel 2024 aumenta il consumo a livello record

Nel rapporto Coal 2024, l’AIE prevede stabilità fino al 2027. Nonostante il calo in Europa e Stati Uniti, la domanda continua a cresce nei paesi emergenti, con la Cina che da sola rappresenta un terzo del consumo mondiale

A fine anno l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) tira le somme su produzione e consumo di carbone. Nel rapporto Coal 2024 annuncia un nuovo massimo storico: mai prima d’ora si era utilizzato tanto carbone in tutto il mondo.

Rispetto al 2023, quest’anno la domanda è aumentata dell’1% e ha raggiunto 7,8 miliardi di tonnellate. Si tratta di una cifra che, negli ultimi trent’anni, non ha fatto altro che raddoppiare, subire un crollo durante la pandemia e subito dopo rimbalzare fortemente. L’AIE sottolinea che nel 2024 l’aumento risulta inferiore rispetto all’anno precedente. Nel 2023, infatti, si era registrato un incremento del 2,4% rispetto al 2022. Questo dato è un indicatore fondamentale per elaborare previsioni sui prossimi tre anni. Il moderato aumento di quest’anno, unito agli sforzi per lo sviluppo delle energie rinnovabili, non è ancora sufficiente a invertire la curva dei consumi globali. Tuttavia, dovrebbe consentire di raggiungere una stabilità almeno fino al 2027, quando il consumo previsto sarà di circa 8,87 miliardi di tonnellate.

Ad oggi i prezzi del carbone rimangono superiori del 50% rispetto alla media del periodo 2017- 2019, e una tonnellata sul mercato vale 129€. Il record del 2024 include anche il commercio internazionale di carbone in volume, che ha raggiunto 1,5 miliardi di tonnellate. Secondo gli esperti, i ricavi derivanti dal carbone sono così elevati che risulta difficile pensare a una riduzione significativa. Paesi come l’Australia, quinto produttore mondiale, non cercano di diminuire le esportazioni ma, parallelamente, si stanno impegnando nello sviluppo di energie rinnovabili sul proprio territorio. Negli Stati Uniti, invece, l’ascesa del gas naturale e delle energie rinnovabili ha reso il carbone meno competitivo. Attualmente, le centrali a carbone americane bruciano complessivamente circa un milione di tonnellate al giorno, ossia la metà rispetto al 2015.

Dall’analisi di AIE emerge anche una significativa differenza tra i paesi industrializzati, come Europa e Stati Uniti, e paesi emergenti a livello economico e demografico, come India, Indonesia e Vietnam. Mentre nei primi il picco è già stato raggiunto e si registra un calo della domanda (Europa -12%; Stati Uniti -5%), nei secondi si osserva un netto aumento (India +5%). In particolare, la Cina si conferma il più grande consumatore del mondo. Nelle centrali elettriche cinesi si brucia una su tre tonnellate di carbone consumate a livello globale. A novembre, Pechino ha visto una produzione record di 14 milioni di tonnellate al giorno. Entro il 2027, il rapporto prevede un consumo di circa 140 milioni di tonnellate. Questa stima potrebbe variare al rialzo o al ribasso a causa delle condizioni meteorologiche che influenzano la produzione di energia rinnovabile.

L’impatto del cambiamento climatico costituisce un campo di incertezza per le previsioni a lungo termine. Caldo, siccità, clima estremo sono sempre più frequenti e rappresentano fattori determinanti anche per il consumo di carbone. Ad esempio, con poco vento e sole, il consumo di carbone aumenta perchè diventa difficile generare elettricità da fonti eoliche o solari.

Gli scienziati concordano all’unanimità che eliminare gradualmente i combustibili fossili rappresenta una misura essenziale per limitare il riscaldamento globale. Alla conferenza mondiale sul clima di Dubai, si è deciso di iniziare nel 2023 il processo per la fine della produzione di energia fossile. I quasi 200 paesi partecipanti hanno concordato, per la prima volta, sulla necessità di chiedere una “transizione” lontano dai combustibili fossili.

Nicoletta Totaro

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