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Chi davvero gestisce i fondi del Pnrr?

Rilanciare l’economia del paese all’insegna di innovazione e sostenibilità. È questa la complessa, quanto inderogabile, missione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non passa giorno senza che al telegiornale o nei salotti televisivi di qualche talk show si senta parlare di Pnrr e di come dovrebbero essere spesi e gestiti gli oltre 190 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione Europea nell’ambito del programma Next generation Eu (chiamato anche Recovery Fund). Specie ora che, in piena campagna elettorale, il Piano nazionale di ripresa e resilienza è diventato vero e proprio terreno di scontro tra chi lo ritiene “non più negoziabile” e chi, invece, vorrebbe sottoporlo a “tagliando“.

Ma, per avere un quadro più chiaro di ciò di cui stiamo parlando, non possiamo non partire chiedendoci: che cos’è il Pnrr? Innanzitutto, il Pnrr è un’opportunità. E, come tale, da ora in poi, lo considereremo.
Attraverso sei “Missioni“, che rappresentano le aree “tematiche” strutturali di intervento (digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale), si vuole superare l’impatto economico e sociale che la pandemia da Covid-19 ha avuto sull’Europa e sul nostro Paese. L’obiettivo dichiarato, in buona sostanza, è quello di costruire un’Italia nuova, dotandola di tutti quegli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali, tecnologiche e sociali di oggi e di domani.

Chi e come dovrà gestire i fondi messi a disposizione dalla UE?

Va da sé, dunque, che la realizzazione del Pnrr rappresenti un passaggio cardine per il futuro del nostro Paese e, vista l’enorme mole di risorse che muoverà, ma anche le numerose riforme a esso collegate, è fondamentale che il governo e gli altri soggetti coinvolti assicurino la massima trasparenza. A tal proposito viene quindi spontaneo chiedersi: ma chi e come dovrà gestire i fondi messi a disposizione dalla UE?

I soggetti attuatori del Pnrr, ovvero i responsabili dell’avvio, dell’attuazione e della funzionalità dell’intervento finanziato dal Piano sono descritti dall’art.1, comma 4, lettera o) del Decreto-legge 31 maggio 2021, numero 77, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2021 numero 108. Si tratta dei “soggetti pubblici o privati che provvedono alla realizzazione degli interventi previsti dal Pnrr“. L’art 9 comma 1 del medesimo decreto specifica che “alla realizzazione operativa degli interventi previsti dal Pnrr provvedono le Amministrazioni centrali, le Regioni, le province autonome di Trento e Bolzano e gli Enti locali (sulla base delle specifiche competenze istituzionali ovvero della diversa titolarità degli interventi definita nel Pnrr) attraverso le proprie strutture ovvero avvalendosi di soggetti attuatori esterni individuati nel Pnrr ovvero con le modalità previste dalla normativa nazionale ed europea vigente“.

In quanto responsabili dell’avvio, dell’attuazione e della funzionalità dell’intervento finanziato dal Piano, i soggetti attuatori si troveranno costretti ad affrontare una serie di sfide non indifferenti. Affinché gli interventi possano essere interamente finanziati dall’Unione Europea, infatti, questi dovranno rientrare in un ambito coerente rispetto a agli ambiti di investimento del Pnrr, prevedere tempistiche di realizzazione allineate con le milestone e le scadenze del Piano, presentare costi coerenti con i budget, garantire la qualità dei prodotti e dei servizi in modo che rispondano a quanto previsto nel progetto finanziato e consentano di conseguire i benefici attesi e, in ultimo, ma non per importanza, gestire con attenzione i rischi per evitare impatti negativi sugli obiettivi.

L’importanza del Project Management nella gestione del Pnrr

Ambito, tempi, costi, qualità e rischi sono proprio gli ingredienti base della disciplina Project Management, un asset strategico per tutte le organizzazioni, riconosciuto a livello internazionale come standard di elevata qualità nella gestione dei progetti, attraverso la norma UNI ISO 21500/502.
In sostanza, si potrebbe dire che il Pnrr si servirà del Project Management per garantire coerenza rispetto agli ambiti di investimento, prevedere tempistiche di realizzazione allineate con le scadenze, avere un piano dei costi coerenti, garantire la qualità dei prodotti e dei servizi e gestire con attenzione i rischi.

Appare evidente, quindi, come, sotto il profilo organizzativo, risulti opportuno creare e/o consolidare le funzioni di Project Management nella Pubblica Amministrazione Centrale e negli Enti attuatori, che si troveranno a dover gestire e spendere i soldi del Pnrr. L’obiettivo ultimo è quello di riuscire a sviluppare una cultura comune e condivisa al fine di realizzare una sistematica applicazione dei principi, delle tecniche e delle metodologie di Project Management, arrivando a definire un organico sistema di indicatori, idoneo alla definizione e misurazione di benefici e impatti. Inoltre, la creazione di una cultura di Project management diffusa consentirebbe anche di incrementare il livello di “maturità” delle organizzazioni pubbliche e private, a beneficio di una più efficace attuazione degli investimenti.

Il Project Management, traducibile in italiano come “gestione del progetto“, dopo tutto, è ciò che consente di tracciare una rotta definita per collegare il punto di partenza alla meta di arrivo, gestendo la complessità di qualcosa di unico e temporaneo. Un obiettivo raggiungibile solo mettendo nero su bianco le risposte alle seguenti domande: cosa fare, come farlo, chi fa cosa, con quali risorse, quando fare, con quali costi, con quale qualità, con quali rischi, con quali forniture, come e quando comunicare. Tutte domande alle quali i soggetti attuatori del Pnrr dovranno essere in grado di rispondere per non vanificare un’opportunità imperdibile di sviluppo e un’occasione per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo.

Di questo e di molto altro si parlerà in occasione di PMexpo, il più importante meeting nazionale sul Project Management, dal 2011 organizzato da ISIPM. L’appuntamento è per il prossimo 14 ottobre presso l’Auditorium del Massimo, in Via Massimiliano Massimo 1, a Roma.

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