“Situazione insostenibile per le imprese, agire con urgenza”
L’approvazione definitiva del Decreto Bollette in Senato ha suscitato una forte reazione da parte di Confindustria, che ha espresso una netta contrarietà alle misure adottate. L’associazione degli industriali ha messo in evidenza l’assenza di interventi concreti a sostegno di un settore produttivo già in grave difficoltà. Il costo delle bollette per l’industria italiana ha superato i 20 miliardi di euro all’anno, un onere che pesa ulteriormente su un tessuto imprenditoriale provato dalla crisi energetica e dalle fluttuazioni dei prezzi.
Il grido d’allerta di Confindustria
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha sottolineato che le imprese italiane continuano a subire un “spread energetico” che supera il 35%, con punte dell’80% rispetto ai costi sostenuti dalle aziende di altri Paesi europei. Questa disparità è stata definita da Bonomi come una “situazione insostenibile”, evidenziando la necessità di misure urgenti e incisive. La mancanza di attenzione da parte del governo e del Parlamento è stata giudicata “inaccettabile”, con la consapevolezza che si è persa un’altra occasione per implementare riforme in grado di alleviare il peso delle bollette per le imprese.
Proposte per un alleggerimento strutturale
Confindustria ha avanzato proposte a costo zero per un alleggerimento strutturale delle bollette energetiche. Tra le misure suggerite figurano l’estensione della riduzione degli oneri di sistema alle piccole e medie imprese (Pmi), la possibilità di stipulare contratti a lungo termine per la fornitura di energia attraverso il Gestore dei Servizi Energetici, e l’eliminazione dello spread tra il mercato europeo e quello italiano del gas, che grava per circa 1,3 miliardi di euro all’anno. Inoltre, è stata richiesta la rimozione dei vincoli per l’installazione di impianti rinnovabili nelle aree industriali, un tema già affrontato nel Decreto Agricoltura dello scorso anno.
La situazione attuale e le lacune del Decreto
Nonostante le proposte formulate, Confindustria ha lamentato che molte di esse sono state dichiarate inammissibili o ignorate. L’assenza di pareri da parte dei ministeri competenti ha aggravato ulteriormente la situazione, evidenziando un disinteresse verso le esigenze delle imprese. Il Decreto Bollette, infatti, non prevede misure specifiche per settori chiave come alimentare, tessile, farmaceutico, automotive e meccanico, rivelando le lacune nella strategia del governo per sostenere il Made in Italy.
L’associazione ha evidenziato che i consumi industriali italiani rappresentano il 42% del fabbisogno energetico nazionale, pari a 125 TWh. Questo dato sottolinea l’importanza di misure adeguate per garantire un costo energetico competitivo per le imprese, poiché il prezzo dell’energia è determinato principalmente dal costo dell’elettricità prodotta con gas naturale, attualmente tra le fonti più costose.
In un contesto europeo dove le politiche energetiche sono sempre più integrate e competitive, il ritardo dell’Italia nel garantire un costo energetico equo per le sue imprese potrebbe tradursi in una perdita di competitività con effetti a lungo termine sull’intera economia nazionale. Confindustria ha lanciato un appello affinché il governo prenda coscienza dell’urgenza della situazione e avvii una riflessione seria e immediata sulle politiche energetiche da adottare, per non compromettere ulteriormente il futuro del settore produttivo italiano.