Quest’anno il Pil globale crescerà del 2,3%, al di sotto del tasso del 2,8% registrato nel 2024
L’economia globale affronta una situazione critica. Secondo un rapporto dell’Onu, la crescita nel 2025 rallenterà dello 0,5%, evidenziando rischi di recessione. L’incertezza commerciale e le tensioni tra USA e Cina influiscono pesantemente su investimenti e assunzioni.
L’economia globale si trova attualmente in una fase di grande fragilità, come evidenziato da un recente rapporto delle Nazioni Unite. Nel 2025, si prevede un rallentamento della crescita mondiale, con un decremento dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Questo scenario allarmante, riportato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad), mette in luce un rischio concreto di recessione economica.
Rallentamento della crescita del Pil
Secondo le previsioni, il prodotto interno lordo (Pil) globale crescerà del 2,3% nel 2025, un valore nettamente inferiore rispetto al tasso del 2,8% registrato nel 2024. La causa principale di questo rallentamento è l’aumento dell’incertezza politica e le crescenti tensioni commerciali, che si sono manifestate in modo preoccupante nelle ultime settimane. Il rapporto sottolinea che “l’incertezza della politica commerciale è ai massimi storici”, evidenziando come questa situazione stia già influenzando le decisioni di investimento e portando a una diminuzione delle assunzioni.
Impatti sulle catene di approvvigionamento
L’analisi mette in evidenza che le interruzioni nelle catene di approvvigionamento e la volatilità dei mercati finanziari, aggravate dalle recenti misure commerciali adottate dagli Stati Uniti, stanno colpendo duramente l’economia globale. In particolare, il conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina ha avuto ripercussioni significative sul commercio internazionale, portando a ritardi nelle consegne, aumento dei costi di produzione e ristrutturazione dei flussi commerciali.
Conseguenze per i Paesi in via di sviluppo
I produttori, da Seoul a San Paolo, si trovano costretti a rivedere le loro strategie aziendali, sospendendo investimenti e limitando le nuove assunzioni. Questo fenomeno è particolarmente critico per i Paesi in via di sviluppo, che affrontano una “minaccia reale” alla loro crescita economica. Le conseguenze di questo rallentamento potrebbero comportare un’inversione di decenni di progressi nel campo dello sviluppo economico e sociale, sollevando interrogativi inquietanti sul futuro della stabilità economica globale.