L’introduzione del salario minimo nell’UE dal 2025 non elimina le differenze salariali tra i Paesi. Eurostat segnala che dieci Paesi hanno un salario sotto i 1.000 euro, con la Bulgaria a 551 euro. Il Lussemburgo guida con 2.638 euro
L’introduzione del salario minimo in gran parte dell’Unione Europea, avvenuta il primo gennaio 2025, ha suscitato un dibattito acceso riguardo alle disparità salariali tra i vari Stati membri. Nonostante l’implementazione di questa misura, i dati forniti da Eurostat rivelano che dieci Paesi europei continuano a registrare salari minimi inferiori a 1.000 euro mensili. Questa situazione evidenzia non solo le differenze economiche tra le nazioni, ma anche le sfide che molti lavoratori devono affrontare nel loro quotidiano.
Disparità nei salari minimi in Europa
Il fanalino di coda di questa classifica è la Bulgaria, dove il salario minimo si attesta a soli 551 euro. Al di sopra di questo valore si trovano altre nazioni dell’Est Europa, come la Romania, la Lettonia e la Lituania, che ancora lottano per raggiungere un livello di retribuzione dignitoso per i propri cittadini. La Grecia, pur essendo un membro dell’Unione Europea con una storia economica complessa, si ferma a 968 euro, dimostrando come le crisi economiche possano avere ripercussioni durature sul benessere dei lavoratori.
Nella fascia intermedia, tra 1.000 e 1.500 euro, si collocano sei Paesi, tra cui la Polonia con un salario minimo di 1.091 euro, la Slovenia a 1.278 euro e la Spagna che raggiunge 1.381 euro. Questi dati mettono in luce come, nonostante le differenze, ci siano Paesi che stanno cercando di avvicinarsi a standard più elevati, anche se la strada è ancora lunga.
Le nazioni con i salari minimi più alti
Le nazioni che occupano le posizioni di vertice nella classifica salariale sono quelle dell’Europa occidentale, con il Lussemburgo al primo posto con un salario minimo di 2.638 euro. Seguono la Germania con 2.161 euro e la Francia con 1.802 euro. Questo divario salariale è emblematico di un’Europa ancora divisa, dove le opportunità e il benessere economico non sono distribuiti in modo uniforme.
Un’analisi più approfondita di questi dati rivela che, considerando esclusivamente i valori nominali, il salario minimo più alto è 4,8 volte quello più basso. Tuttavia, l’approccio cambia radicalmente se si tiene conto del potere d’acquisto. Quando si correggono i salari in base al costo della vita nei diversi Paesi, la forbice si riduce a 2,3 volte.
In alcune nazioni, come l’Italia, la Danimarca, l’Austria, la Finlandia e la Svezia, il salario minimo non è fissato per legge, ma è determinato dalla contrattazione collettiva.