Nel pieno della corsa alle elezioni del 23 febbraio in Germania, numerose manifestazioni contro l’estrema destra continuano a riempire settimanalmente le strade di diverse città. Tra le folle in corteo a Berlino, Brema, Dortmund, Dresda, Francoforte e Lipsia, un gruppo di musicisti e attivisti scandisce il ritmo a suon di tamburi, trasformando la protesta in un vero e proprio atto di resistenza politica. Vestiti di rosa e argento, con mascherine a coprire il volto per proteggere la propria identità, suonano strumenti imponenti. Sono i Rhythms of Resistance (RoR), band di protesta solitamente composte da quattro a dieci membri, che si fanno notare per il loro stile unico. Quando la tensione tra i manifestanti e i cordoni di agenti in tenuta antisommossa minaccia di intensificarsi, le band della rete RoR intervengono occupando lo spazio acustico per creare un’atmosfera carnevalesca. Il risultato? I tamburi suonano melodie rilassate, dal tono quasi divertente, capaci di irritare e al contempo distrarre. Improvvisamente, la tesa situazione si disinnesca.
La nascita dei RoR
La prima band di Rhythms of Resistance è nata venticinque anni fa a Londra dall’incontro di due movimenti. Da un lato, Reclaim the Streets (RTS), un movimento di protesta che organizza blocchi stradali contro il capitalismo e la car culture. Dall’altro Barking Bateria, una band attivista di musica samba dell’Università East London collegata al Radical Anthropology Group.
Nel settembre del 2000, un enorme blocco rosa e argento sfilò per le strade di Praga in una protesta contro il vertice del Fondo Monetario Internazionale (IMF) e della Banca Mondiale. Fu una delle prime grandi azioni di Rhythms of Resistance che riuscirono, incredibilmente, a fermare il vertice. Quel momento segnò l’inizio di un movimento che si espanse rapidamente in tutto il mondo. I gruppi di protesta, che in quegli anni stavano sperimentando nuove tattiche dimostrative creative, trovarono ispirazione negli eserciti di clown e nelle band di RoR. Da allora, iniziarono a formarsi una band dopo l’altra e ad oggi, se ne contano circa 75 attive: dalla Finlandia al Portogallo, dalla Gran Bretagna alla Moldavia, da Toronto a Città del Messico. Nell’elenco appaiono collettivi RoR anche a Bologna, Milano e Torino ma, così come il gruppo di Londra, risultano non più attivi.
Il loro approccio alla musica si ispira ai gruppi di musica samba, al Funk e al Blocos Afro emersi negli anni Settanta in Brasile come movimento di resistenza nei distretti più poveri e marginalizzati. “Ci basiamo su questo metodo d’azione, ma siamo consapevoli che le dimensioni e la struttura di questo tipo di sfruttamento e oppressione non sono paragonabili alle nostre condizioni occidentali” si legge sul sito ufficiale RoR.
Oltre ai colori vivaci degli abiti, questi gruppi si distinguono anche per gli strumenti. Tamborim, Agogô, Shaker, Repinique, Caixa e Surdo, tipici della samba brasiliana, vengono realizzati in casa come segno di adattamento e resistenza che richiama la storia della samba stessa. “Se guardiamo al passato, gli strumenti improvvisati hanno avuto un ruolo fondamentale”, spiegano gli attivisti. “Per esempio, quando negli anni ’60 e ’70 il Brasile era sotto il controllo di una giunta militare, la musica di strada veniva vista con sospetto, tanto che suonare samba poteva farti arrestare. Così, le persone usavano padelle, tavoli, scatole di fiammiferi, mani– qualsiasi cosa potesse sembrare innocua nel caso in cui l’esercito arrivasse. Per dirla in un altro modo: ‘andare con quello che si ha’. Ecco perché creare gli strumenti è il primo passo”. E aggiungono: “Creando i tuoi strumenti, non solo ti prendi cura dell’ambiente, ma fai anche una scelta economica”.
Tutte le bande della rete RoR eseguono gli stessi brani e utilizzano gli stessi gesti manuali per dirigere la musica. In questo modo, creano una lingua musicale comune che permette ai gruppi di tutto il mondo di suonare insieme.
Sebbene ogni banda sia un’entità indipendente, lavorano su una base decentralizzata e di democrazia diretta, condividendo gli stessi principi a livello internazionale: “Siamo una rete transnazionale, antigerarchica, anticapitalista, antisessista e antirazzista che lotta per la giustizia sociale ed ecologica. Siamo attivisti che usano la frivolezza tattica come forma di azione politica per affrontare qualsiasi sistema di dominio.
Sosteniamo direttamente tutte le persone che subiscono o combattono contro lo sfruttamento, la discriminazione e l’oppressione, senza compromettere i nostri principi. Le nostre tattiche includono percussioni e danze ispirate alla samba e al carnevale. Rifiutiamo qualsiasi falsa dicotomia tra militanza e forme creative di resistenza. Anche se siamo gruppi diversi che operano in modo decentralizzato, puntiamo a massimizzare la partecipazione al nostro processo collettivo”.
Il potere del rosa nelle manifestazioni
Un principio fondamentale nelle esibizioni dei Rhythms of Resistance Bands è la frivolezza tattica, una strategia di protesta non violenta che trasforma ironia e gioco, elementi apparentemente frivoli, per veicolare messaggi politici e sociali. A differenza delle forme tradizionali di dissenso, spesso percepite come aggressive o conflittuali, questa tattica punta a disarmare e sorprendere. Danza, musica, travestimenti e performance artistiche creano un’atmosfera di festa e umorismo durante le proteste di piazza. Esempio emblematico di questa tattica sono i Clown Army che, con il loro umorismo disarmante, hanno reso la frivolezza tattica ancora più visibile nelle proteste anti-G8 nel 2013.
Le band RoR scelgono il rosa e l’argento per distinguersi dai gruppi più militanti, come Black Bloc, e fanno notare che i due colori non si trovano su nessuna bandiera nazionale. L’ispirazione arriva dal Pink / Silver Bloc, protagonista delle manifestazioni anti-G8 degli anni ’90. Il movimento si è sviluppato all’interno della rete Reclaim the Streets (RTS) che ha trasformato città come Londra, Tel Aviv, Sydney, New York e Helsinki in teatri di resistenza gioiosa.
Dunque, non si tratta solo una scelta estetica, ma di un vero atto di rottura: il rosa è un colore che rifiuta l’aggressività e riscrive le regole della contestazione. Spesso associati al Pink / Silver Bloc e alle marce femministe e queer, i gruppi RoR dimostrano che il potere può essere sfidato non solo con la resistenza, ma anche con il gioco, la danza e la musica.
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