Il 13 marzo 2025, il Parlamento serbo ha ufficialmente confermato le dimissioni del primo ministro Miloš Vučević, segnando un momento cruciale nella politica del paese balcanico. Vučević, che ha ricoperto il ruolo di primo ministro dal gennaio 2022 e precedentemente ha servito come ministro della Difesa, ha deciso di dimettersi a causa delle crescenti proteste popolari che hanno caratterizzato la Serbia dall’autunno dello scorso anno. Queste manifestazioni si sono intensificate a seguito di un tragico incidente che ha scosso la nazione, sollevando gravi interrogativi sulla sicurezza e sulla gestione delle infrastrutture pubbliche.
Il contesto delle dimissioni
Le dimissioni di Vučević sono avvenute in un contesto di crescente malcontento sociale, alimentato da una serie di eventi che hanno evidenziato la corruzione e l’inefficienza percepite all’interno del governo. Le manifestazioni hanno preso piede dopo il crollo di una tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad, avvenuto il 1° novembre 2024, che ha causato la morte di 15 persone. Questo tragico evento è stato visto dai cittadini come un simbolo della cattiva gestione e della corruzione endemica che affligge il paese. Le immagini di quel giorno, insieme alle testimonianze delle famiglie delle vittime, hanno galvanizzato l’opinione pubblica, portando a una mobilitazione collettiva contro il governo di Vučević e del presidente Aleksandar Vučić.
Le manifestazioni, inizialmente limitate a Novi Sad, si sono rapidamente diffuse in altre città, tra cui Belgrado, Kragujevac e Niš. I manifestanti, composti da giovani, attivisti e cittadini comuni, hanno indetto:
- Sit-in
- Marce
- Raduni settimanali
Essi esigono non solo le dimissioni di Vučević, ma anche del presidente Vučić, accusato di aver perpetuato un regime autoritario e di aver ignorato le istanze dei cittadini. La risposta del governo è stata caratterizzata da una repressione delle manifestazioni, con arresti di attivisti e giornalisti, che hanno ulteriormente alimentato il risentimento popolare.
Un futuro incerto
In questo clima teso, il presidente Vučić ha avvertito che se entro 30 giorni non si riuscirà a formare un nuovo governo, saranno indette elezioni anticipate, con una possibile data fissata per l’8 giugno 2025. Questo scenario prefigura un periodo di incertezza politica per la Serbia, che si trova a dover affrontare la sfida di un’eventuale tornata elettorale dopo un anno e mezzo dalle ultime elezioni parlamentari, tenutesi nel dicembre 2023. In quella occasione, il Partito Progressista Serbo, il partito di Vučić e Vučević, aveva ottenuto la maggioranza, ma ora la situazione sembra essersi notevolmente complicata.
Un aspetto da considerare è il contesto economico in cui queste dinamiche si stanno sviluppando. La Serbia ha vissuto negli ultimi anni una crescita economica moderata, ma le disuguaglianze sociali e la disoccupazione giovanile continuano a rappresentare sfide significative. Molti giovani, delusi dalle prospettive lavorative e dalla corruzione, sono stati tra i più attivi nelle manifestazioni. La richiesta di un cambiamento radicale non è solo politica, ma si estende anche a una maggiore giustizia sociale e a un miglioramento delle condizioni di vita.
Le sfide future
Le tensioni etniche, un altro fattore cruciale della politica serba, si intrecciano con il malcontento generale. La Serbia, storicamente segnata da conflitti etnici, in particolare con il Kosovo, deve affrontare anche le sfide legate all’integrazione europea. Il governo di Vučić ha spesso utilizzato la retorica nazionalista per mantenere il sostegno popolare, ma le attuali proteste rivelano un crescente scetticismo nei confronti delle promesse di riforma e modernizzazione. La questione kosovara è tornata a occupare un posto centrale nel dibattito pubblico, con molti cittadini che chiedono una posizione più ferma nei confronti di Pristina.
Le dimissioni di Vučević rappresentano quindi un bivio per la Serbia. Se da un lato c’è l’opportunità di un rinnovamento politico e di una maggiore apertura al dialogo sociale, dall’altro vi è il rischio di un’ulteriore polarizzazione. I partiti di opposizione, molti dei quali hanno partecipato attivamente alle manifestazioni, stanno cercando di capitalizzare il malcontento popolare per acquisire maggiore visibilità e supporto. Tuttavia, la frammentazione dell’opposizione potrebbe ostacolare un’efficace alternativa al governo attuale.
La comunità internazionale sta osservando con attenzione gli sviluppi in Serbia. L’Unione Europea ha già espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani e la libertà di stampa nel paese. Gli eventi recenti potrebbero influenzare le relazioni della Serbia con Bruxelles, specialmente nel contesto del processo di adesione all’UE, che è stato a lungo un obiettivo dichiarato di Vučić. La capacità del nuovo governo, qualunque esso sia, di affrontare le sfide interne ed esterne sarà cruciale per il futuro politico ed economico della Serbia.
In un clima di incertezze e aspettative, i prossimi giorni e settimane saranno determinanti per il destino della Serbia. La formazione di un nuovo governo, le eventuali elezioni anticipate e la risposta alle istanze sociali e politiche della popolazione rappresentano sfide complesse che richiederanno un approccio attento e responsabile. La storia recente del paese ci insegna che ogni svolta politica può avere ripercussioni significative e durature, sia a livello nazionale che internazionale.