L’Ue si prepara a introdurre una tassa sui ricavi pubblicitari digitali per le Big Tech in caso di fallimento dei negoziati commerciali con Donald Trump. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, esclude cambiamenti alle norme Ue sul digitale.
L’Ue è pronta a introdurre “una tassa sui ricavi pubblicitari digitali” che colpirebbe le Big Tech, se i negoziati con Donald Trump per raggiungere un’intesa commerciale dovessero fallire. Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un’intervista al Financial Times. Durante la tregua di 90 giorni sui dazi, Bruxelles cercherà un accordo “pienamente equilibrato” con Washington. La leader tedesca ha escluso la possibilità di rivedere le norme chiave Ue sul digitale (il pacchetto Dsa-Dma) o il regime dell’Iva. “Questi aspetti non rientrano nel negoziato perché sono decisioni sovrane”, ha evidenziato.
La recente dichiarazione di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha scatenato un acceso dibattito sulle future politiche fiscali in Europa. Secondo quanto riportato in un’intervista al Financial Times, l’Unione Europea è pronta a introdurre una tassa sui ricavi pubblicitari digitali per le grandi aziende tecnologiche, nel caso in cui i negoziati con gli Stati Uniti non portino a risultati soddisfacenti. Questa situazione segna un momento cruciale nelle relazioni economiche tra Europa e Stati Uniti, con potenziali ripercussioni significative per le Big Tech.
Tregua e negoziati con Washington
Attualmente, l’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno vivendo un periodo di tregua di 90 giorni sui dazi, con l’obiettivo di trovare un “accordo pienamente equilibrato”. Tuttavia, von der Leyen ha avvertito che, se i negoziati non progrediranno come previsto, l’Ue non esiterà a implementare misure unilaterali, inclusa l’introduzione della tassa sui ricavi pubblicitari digitali.
Normative sul digitale
In merito alle normative esistenti, von der Leyen ha chiarito che non ci saranno modifiche alle normative europee sul digitale, in particolare al pacchetto Digital Services Act (DSA) e Digital Markets Act (DMA), né al regime dell’IVA. La presidente ha enfatizzato che questi aspetti sono considerati decisioni di sovranità e non sono oggetto di negoziazione, sottolineando l’importanza di mantenere l’integrità delle normative europee.
Implicazioni della tassa
L’introduzione di una tassa sui ricavi pubblicitari digitali potrebbe avere un impatto significativo sulle operazioni delle Big Tech, come Google, Facebook e Amazon, che generano una parte considerevole dei loro ricavi attraverso la pubblicità online. Con le entrate pubblicitarie digitali in Europa che ammontano a circa 100 miliardi di euro all’anno, anche una tassa modesta potrebbe tradursi in introiti significativi per i governi europei, contribuendo a una tassazione più equa.
Contesto geopolitico
Questa iniziativa si inserisce in un contesto di crescente tensione tra le autorità europee e le grandi aziende tecnologiche, accusate di non pagare la giusta quota di tasse nei Paesi in cui operano. L’Unione Europea ha già intrapreso misure simili in passato, cercando di garantire una tassazione equa e di contrastare le pratiche fiscali aggressive delle multinazionali. L’evoluzione di questi negoziati e l’eventuale introduzione della tassa rappresentano un punto di svolta nella regolamentazione delle attività digitali in Europa e potrebbero influenzare le relazioni commerciali transatlantiche nei prossimi mesi.