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L’industria italiana ha subìto un crollo record: cosa sta succedendo?

di Marco Garghentino
18 Marzo 2025

È crisi nera per l’industria italiana, che per il quarto mese consecutivo ad aprile ha fatto registrare una flessione congiunturale dell’indice destagionalizzato della produzione.

A rivelarlo sono gli ultimi dati diffusi dall’Istat, secondo cui la produzione industriale nello Stivale ha subito un crollo davvero evidente negli ultimi mesi.

Situazione preoccupante per l’industria?

Storicamente uno dei settori trainanti della nostra economia, l’industria ha vissuto un aprile 2023 da incubo.

Flessione dell’1,9% rispetto a marzo dell’indice destagionalizzato della produzione industriale e segno meno in tutti i comparti.

Come sottolineato dall’Istat il livello della produzione è, infatti, diminuito dell’1,3% nel periodo febbraio-aprile rispetto ai tre mesi precedenti e a variare in negativo sono stati pure i dati riguardi ogni singolo comparto.

I beni intermedi hanno fatto segnare un -2,6%, quelli strumentali un -2,1% e quelli di consumo un -0,4%.

Anche l’energia ha subito un -0,3%, mentre l’indice complessivo è diminuito in termini tendenziali del 7,2%. Tutto nel mese di aprile 2023!

Ma non è finita qui, flessioni tendenziali sono state riscontrate in tutti i comparti, con una riduzione modesta ancora una volta dei beni strumentali (-0,2%) e pesante per quanto riguarda quelli di consumo (-7,3%), quelli intermedi (-11%) e soprattutto l’energia (-12,6%).

Tradotto? Calo del settore su tutta la linea, con l’Istat che ha evidenziato come questa tendenza negativa si confermi anche su base trimestrale.

Nulla di cui sorridere, dunque, visto che una delle flessioni più nette si è riscontrata nei campi dell’energia e dei beni intermedi, i quali dovrebbero invece fare da traino per l’economia del Paese, così come quelli strumentali (mobili, immobili e immateriali), per i quali il calo è però meno marcato.

La caduta produttiva più ampia si è registrata nell’industria del legno, della carta e della stampa: ben -17,2%.

Non se la passano meglio le fonti d’energia, con le forniture di gas, elettrico, vapore ed aria che hanno collezionato un -13,6%.

Segno meno anche per la fabbricazione di prodotti chimici, oltre che di quelli metallurgici e in metallo. Due settori che hanno collezionato un -10,9%.

Numeri che hanno così permesso – purtroppo – all’Italia di certificare una caduta della produzione su base annua che nel mese di aprile si è attestata a -7,2%.

Un dato davvero negativo e che non si registrava dal luglio del 2020, quando la flessione era stata addirittura dell’8,3%.

Circoscrivendo questi numeri a livello mensile, invece, il calo dell’1,9% di aprile risulta il più elevato da settembre del 2022 (quando raggiunse il -2,2%).

In un quadro profondamente negativo e che non può che creare preoccupazione per il futuro, una fiammella di speranza però resta accesa.

È quella rappresentata dalla fabbricazione dei mezzi di trasporto (+5,7%), da quella di coke e prodotti petroliferi raffinati (+2,1%) e di prodotti farmaceutici di base e preparati (+0,6%).

Gli unici settori in crescita tendenziale per quanto riguarda l’attività economica.

Qualcosa in cui sperare per provare a rimettere sui binari un’industria che, a causa di guerre, difficoltà economiche, ambientali e instabilità socio-politica a livello globale, al momento pare essere deragliata.

Una ripresa è ancora possibile, ma per essere realizzata avrà bisogno di scelte politiche mirate, idee chiare e investimenti.

Articolo scritto da Marco Garghentino

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