9 ottobre, Fadlun: “Questa data e il 7 ottobre legati dall’antisemitismo, questa è barbarie”
“Guerra che non avremmo mai voluto” le voci di Gadiel Gaj Taché e di un superstite all’attentato
Politica (Roma). 42 anni dopo il 9 ottobre 1982, la comunità ebraica ricorda l’attentato alla Sinagoga costato la vita al piccolo Stefano Gaj Taché. “Stefano è morto assassinato, vittima di un attacco nel giorno della benedizione dei bambini. Questa violenza ha segnato la nostra comunità. Il filo rosso che lega gli avvenimenti è un profondo e vergognoso antisemitismo, il 9 e il 7 ottobre le persone sono state colpite perché ebrei. Non sono vicende politiche, non si fa politica assassinando bambini, questa è barbarie, va fermata”. Le parole di Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma. “Siamo ebrei appartenenti al popolo ebraico, occorre capire questa identità. Non siamo disposti ad accettare morti nel 2024, questa guerra non l’avremmo mai voluta, né la morte dei bambini”. Il ricordo del fratello Gadiel. “Conservo tutto, anche le schegge ma la memoria serve a poco, questa guerra è la pagina più brutta dopo la Shoah”. Le dichiarazioni del sopravvissuto Sandro Di Castro. (Pasquale Luigi Pellicone/alanews)

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