Il tema della cittadinanza italiana è al centro di un’importante riforma introdotta dal governo di Giorgia Meloni. Con l’approvazione di un decreto-legge, le regole per l’acquisizione della cittadinanza da parte di chi è nato all’estero sono state modificate in modo significativo. Questa nuova normativa limita l’accesso alla cittadinanza italiana a coloro che possono dimostrare un legame diretto con un ascendente italiano fino alla seconda generazione. Si tratta di un cambiamento radicale rispetto al principio dello ius sanguinis, che ha storicamente permesso a chiunque dimostri di avere antenati italiani di ottenere la cittadinanza.
Le nuove regole della cittadinanza
Il decreto legge, entrato in vigore il 27 marzo 2025, stabilisce che solo chi ha un genitore o un nonno italiano potrà richiedere la cittadinanza italiana. In precedenza, anche i discendenti più lontani, come i bisnonni, potevano beneficiare di questo diritto. Questo cambiamento è il risultato di un’analisi approfondita delle domande di cittadinanza, in particolare da paesi come Brasile e Argentina, dove circa 50.000 persone con legami di sangue italiani hanno presentato richieste negli ultimi anni.
Il governo intende ridurre il numero delle domande provenienti dall’estero e prevenire possibili abusi da parte di chi cerca di ottenere la cittadinanza senza un reale legame con l’Italia. La riforma non solo restringe l’accesso alla cittadinanza italiana, ma mira anche a garantire che venga concessa a chi ha un genuino interesse a integrarsi e contribuire alla società italiana.
Obblighi per i nuovi cittadini
Oltre alle nuove regole, il decreto introduce responsabilità per coloro che ottengono la cittadinanza italiana. Gli italo-discendenti dovranno esercitare i diritti e i doveri di cittadinanza almeno una volta ogni 25 anni. Le modalità per adempiere a questo obbligo includono:
- Votare
- Rinnovare un passaporto
- Aggiornare la carta d’identità
- Mantenere una situazione anagrafica regolare, come il pagamento delle tasse
Questa norma è stata introdotta per garantire che i nuovi cittadini non siano solo “italiani di facciata”, ma dimostrino un impegno attivo verso il Paese. Inoltre, i figli di cittadini italiani nati all’estero dovranno registrare il loro atto di nascita prima di compiere 25 anni, altrimenti perderanno il diritto di richiedere la cittadinanza italiana in futuro.
Le procedure di richiesta cambiano
Un altro aspetto significativo della riforma è la modifica delle procedure per il riconoscimento della cittadinanza italiana. I cittadini italiani residenti all’estero non dovranno più rivolgersi ai consolati, ma a un ufficio speciale centralizzato presso la Farnesina. Questa ristrutturazione mira a rendere il processo più efficiente e a garantire che i consolati possano concentrarsi sui servizi per i cittadini già presenti in Italia.
Il governo ha previsto un periodo transitorio di circa un anno per organizzare questo nuovo ufficio, con l’obiettivo di ottimizzare le procedure e ridurre i tempi di attesa per le pratiche di cittadinanza. Questa scelta è stata accolta favorevolmente da molti, che sperano in un miglioramento generale nella gestione delle pratiche amministrative legate alla cittadinanza italiana.
Aumenti delle spese di richiesta
Un ulteriore aspetto della nuova normativa riguarda l’aumento delle spese per la richiesta di cittadinanza italiana. Se inizialmente la tassa era fissata a 300 euro, è già aumentata a 600 euro e si prevede un ulteriore incremento a 700 euro. Il governo giustifica questi aumenti sostenendo che concedere la cittadinanza è una questione di grande responsabilità e ogni richiesta deve essere trattata con serietà. Il ministro Tajani ha sottolineato che negli anni passati ci sono stati abusi e richieste che non riflettevano un genuino interesse verso l’Italia, rendendo essenziale stabilire limiti chiari per evitare la commercializzazione dei passaporti italiani.