Marco Lombardo | Instagram @marcolombardo.bo - alanews
Dopo quasi un anno dall’approvazione del decreto legge per ridurre le liste di attesa Marco Lombardo denuncia che i tempi di attesa per esami diagnostici e interventi chirurgici sono rimasti inalterati
Il senatore Marco Lombardo del partito Azione ha espresso forti preoccupazioni riguardo all’andamento del disegno di legge (ddl) sulla sanità, attualmente in discussione al Senato. In una nota ufficiale, Lombardo ha messo in evidenza i ritardi e le sfide connesse all’attuazione delle riforme necessarie per migliorare l’accesso alle prestazioni sanitarie in Italia.
Secondo Lombardo, a quasi un anno dall’approvazione del decreto legge destinato a ridurre le liste di attesa, i risultati sono deludenti. Infatti, i tempi per l’emanazione dei decreti attuativi si sono allungati, intensificando il conflitto tra il Governo nazionale e le Regioni riguardo alle responsabilità per i ritardi. Le liste di attesa per esami diagnostici e interventi chirurgici non sono migliorate rispetto a un anno fa, lasciando i pazienti in una situazione di precarietà.
Il ddl in discussione si propone di stabilire obiettivi ambiziosi, fissando tempi massimi per le prestazioni sanitarie in base a classi di priorità e urgenza. Tuttavia, Lombardo sottolinea che mancano gli strumenti necessari per raggiungere tali obiettivi. La spesa sanitaria pubblica in Italia per il 2025 è prevista rimanere al 6,3% del Pil, ben al di sotto del 10% registrato in paesi come Germania e Francia, e inferiore alla media dei Paesi dell’Unione Europea. Questa situazione rappresenta una barriera significativa per l’implementazione efficace delle riforme.
Inoltre, Lombardo evidenzia la mancanza di una strategia efficace per promuovere l’integrazione tra medici di medicina generale e specialisti, particolarmente all’interno delle Case di Comunità. Questa disconnessione porta a un aumento delle richieste inappropriate per visite specialistiche e accertamenti diagnostici. Le conseguenze sono evidenti: liste di attesa ancora più lunghe e un ricorso eccessivo (nel 70% dei casi) ai servizi di pronto soccorso, creando un circolo vizioso che compromette l’efficienza del sistema sanitario.
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