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Draghi: “Sicurezza dell’Ue messa in dubbio da svolta Trump, ordine internazionale sconvolto dai dazi Usa”

L’ex premier: “Una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette, per imprese e famiglie”

In un contesto internazionale sempre più instabile, l’ex premier ed ex presidente della Banca Centrale Europea e attuale consulente speciale della presidente della Commissione Europea, Mario Draghi, ha recentemente espresso preoccupazioni significative riguardo alla sicurezza dell’Unione Europea. In un rapporto presentato al Parlamento, Draghi ha evidenziato come le modifiche nella politica estera degli Stati Uniti, sotto la direzione della nuova amministrazione, abbiano avuto ripercussioni dirette sulla stabilità e sulla coesione dell’Europa. La Russia, con la sua invasione dell’Ucraina, è stata identificata come una minaccia concreta, costringendo l’Unione Europea a riconsiderare le proprie strategie di sicurezza e difesa.

L’impatto della politica estera americana sulla sicurezza europea

Secondo Draghi, l’evoluzione della politica estera statunitense ha portato a una diminuzione del tempo a disposizione per l’Europa per rispondere alle crescenti minacce. “Gli indirizzi della nuova amministrazione hanno drammaticamente ridotto il tempo disponibile”, ha dichiarato Draghi, sottolineando che l’Europa si trova oggi in una posizione più isolata nei forum internazionali. Questo isolamento non solo compromette la capacità dell’Unione di affrontare le sfide globali, ma aumenta anche i rischi di conflitti e instabilità all’interno del continente.

La situazione è ulteriormente aggravata dalla crescente aggressività della Russia, che ha dimostrato di non esitare a utilizzare la forza militare per perseguire i propri obiettivi geopolitici. L’invasione dell’Ucraina nel 2022 ha segnato un punto di svolta, evidenziando la necessità di un’Europa unita e pronta a rispondere a tali provocazioni.

L’ordine internazionale riscritto dai dazi

Un altro aspetto critico sollevato da Draghi riguarda l’impatto delle politiche commerciali protezionistiche degli Stati Uniti. Le nuove tariffe e i dazi imposti sulle importazioni stanno sconvolgendo l’ordine internazionale e commerciale, minacciando la prosperità economica dell’Unione Europea. “La nostra prosperità, già minacciata dalla bassa crescita per molti anni, si basa su un ordine delle relazioni internazionali e commerciali oggi sconvolto”, ha affermato.

Le imprese italiane ed europee si trovano a dover affrontare costi maggiori e una competitività ridotta rispetto ai concorrenti globali. Questo scenario mette a rischio non solo i settori tradizionali dell’economia, ma anche lo sviluppo di nuove tecnologie ad alta crescita.

L’urgenza di riforme nel settore energetico

In parallelo alle questioni di sicurezza e commercio, Draghi ha evidenziato la necessità di affrontare la crisi energetica che sta affliggendo l’Europa. Secondo l’ex premier, i costi dell’energia sono così elevati da mettere in pericolo la competitività delle aziende europee, in particolare quelle italiane. “Una seria politica di rilancio della competitività europea deve porsi come primo obiettivo la riduzione delle bollette, per imprese e famiglie”, ha sottolineato.

L’Italia, in particolare, si trova in una posizione svantaggiata, con i prezzi dell’elettricità all’ingrosso nel 2024 che sono stati superiori di circa l’87% rispetto a quelli francesi e del 70% rispetto a quelli spagnoli. Draghi ha quindi esortato a semplificare e accelerare gli iter autorizzativi per gli impianti rinnovabili, affinché l’Europa possa ridurre la propria dipendenza dalle fonti di energia esterne e migliorare la propria sicurezza energetica.

Necessità di una difesa comune europea

Infine, Draghi ha toccato un tema cruciale: la creazione di una difesa comune europea. “Occorre definire una catena di comando di livello superiore che coordini eserciti eterogenei”, ha affermato, evidenziando come il frazionamento nazionale degli approvvigionamenti sia “deleterio”. Gli investimenti nella difesa, pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023, dovrebbero concentrarsi su poche piattaforme evolute piuttosto che su molteplici piattaforme nazionali.

La creazione di una difesa comune non è solo una questione di sicurezza militare, ma anche una scelta strategica per garantire l’indipendenza dell’Europa nel panorama geopolitico attuale. Draghi ha insistito sul fatto che l’Europa deve investire nella propria sicurezza per proteggere i valori fondamentali di pace, prosperità e solidarietà, soprattutto in un contesto in cui la minaccia dell’autocrazia è in aumento.

Riflessioni finali sulle sfide future

La visione di Draghi per l’Europa è chiara: è necessaria una risposta coordinata e tempestiva a sfide complesse che coinvolgono sia la sicurezza che l’economia. Le riforme nel settore energetico, la creazione di una difesa comune e una strategia commerciale che favorisca la competitività europea sono imperativi che non possono essere ignorati. L’Europa, unita e coesa, deve affrontare con determinazione le sfide poste dalla nuova realtà geopolitica e proteggere il suo futuro.

Redazione

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