Il nuovo piano del governo per riconvertire gli hub per migranti in Albania, Schlein: “È ridicolo”

Il governo vuole riconvertire gli hub in Centri di Permanenza per i Rimpatri: insorgono le opposizione la segretaria del PD

Il governo italiano ha recentemente annunciato un nuovo piano per la riconversione degli hub per migranti situati in Albania, un’iniziativa che ha suscitato forti reazioni, in particolare dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha attaccato il progetto su diversi punti. L’intento dell’esecutivo è quello di trasformare questi centri, attualmente inutilizzati, in Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr), dove saranno detenuti i migranti irregolari già presenti in Italia, in attesa di rimpatrio nei loro paesi d’origine.

La situazione attuale degli hub in Albania

Le strutture di Shengjin e Gjader in Albania sono attualmente vuote, in attesa di una sentenza della Corte di giustizia europea attesa per giugno. Questa sentenza deciderà sul ricorso dei migranti bengalesi riguardo al diniego della loro richiesta d’asilo, ponendo in discussione la sicurezza dei Paesi di accoglienza. In assenza di un utilizzo immediato, il governo ha deciso di modificare la destinazione d’uso di queste strutture per evitare che rimangano inutilizzate.

Le dichiarazioni del governo

Il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ha affermato che la riconversione non richiederà nuovi investimenti, poiché esiste già un Cpr all’interno del centro albanese. Ha dichiarato: “Si tratta solo di attivare, nei tempi più stretti possibili, quella struttura“, sottolineando che questa misura potrebbe rafforzare il sistema di rimpatrio per i migranti irregolari. Piantedosi ha anche evidenziato un calo del 17% degli sbarchi rispetto allo stesso periodo del 2024, attribuendo questa diminuzione anche alla deterrenza esercitata dai centri albanesi.

Le critiche e le preoccupazioni delle opposizioni

Tuttavia, la proposta del governo non è priva di critiche. Schlein ha sottolineato che la normativa europea non consente di trasferire un Cpr in un Paese terzo e che il protocollo firmato da Meloni con il premier albanese Edi Rama limita l’uso delle strutture albanesi come Cpr. La segretaria del PD ha affermato che “la riconversione non sarebbe priva di costi aggiuntivi. È ridicolo pensarlo” e ha messo in discussione l’idoneità del centro di Shengjin per l’accoglienza dei migranti.

Le affermazioni di Schlein evidenziano un crescente malcontento nei confronti del modello adottato dal governo italiano, che ha già comportato un investimento di quasi un miliardo di euro senza risultati tangibili. La segretaria del PD ha affermato: “Questo è il fallimento del modello Albania“, sollecitando il governo a scusarsi per l’uso inefficace delle risorse pubbliche.

Il dibattito sulla riconversione degli hub albanesi tocca anche temi legati ai diritti umani. Schlein ha promesso che il suo partito non rimarrà in silenzio mentre il governo “calpesta i diritti umani” e “getta via altri soldi” per coprire i propri fallimenti. Questo mette in evidenza la tensione politica che circonda il tema dell’immigrazione in Italia, spesso criticato per la sua inadeguatezza.

Il prossimo passo del governo sarà chiarire come intende procedere con la riconversione degli hub in Albania, considerando le obiezioni sollevate e il contesto normativo attuale. La questione rimane aperta, con il rischio che le scelte fatte oggi possano avere ripercussioni significative sia per i migranti che per il futuro del sistema di accoglienza italiano. In questo clima di incertezze, è essenziale monitorare da vicino gli sviluppi e le reazioni della comunità internazionale, così come quelle interne, per valutare l’efficacia e l’umanità delle politiche migratorie italiane.