Nella giornata di ieri, 20 marzo 2025, alla Camera dei deputati c’è è stato un acceso dibattito riguardante il Manifesto di Ventotene, un documento storico che, fin dalla sua pubblicazione nel 1941, ha rappresentato uno dei pilastri ideologici dell’Unione Europea. Le polemiche sono state alimentate dalle dichiarazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha suscitato una reazione immediata e vibrante da parte dell’opposizione. Le sue parole hanno scatenato una bagarre tanto intensa da costringere la presidenza a sospendere la seduta. Oggi la questione è riemersa in Senato, dove alcuni rappresentanti dell’opposizione sono intervenuti all’inizio della seduta per criticare le parole della premier.
Paita (Italia Viva) ha definito le parole di Meloni “un fatto grave per la democrazia”
Durante il suo intervento alla Camera, Meloni ha preso di mira alcuni passaggi del Manifesto, affermando: “Non è la mia Europa”. Con queste parole, ha messo in discussione le fondamenta ideologiche su cui poggia l’Unione Europea, suscitando l’ira dei membri dell’opposizione, in particolare del Partito Democratico (PD). In Senato, Raffaella Paita, presidente dei senatori di Italia Viva, ha definito le affermazioni della premier “un fatto grave per la democrazia”, evidenziando come le sue critiche possano minare i valori di inclusione e solidarietà che caratterizzano il progetto europeo. “Credo che estrapolare dal contesto le parole di persone al confino, di eroi, sia quanto di più grave, vergognoso e disumano si sia visto negli ultimi anni, in un momento cruciale per la vita del Paese. È una cosa che disonora il nostro Paese e non rende giustizia alla storia dell’Europa, alla resistenza, all’antifascismo. È una brutta pagina, che testimonia qualcosa di recondito nei vostri pensieri, di cui non vi siete ancora liberati”, ha aggiunto Paita.
La reazione della maggioranza
Il senatore della Lega, Claudio Borghi, ha risposto alle accuse dell’opposizione, definendo il Manifesto di Ventotene come “un testo tra i più orribilmente antidemocratici”. Questa affermazione ha alimentato ulteriormente le tensioni all’interno dell’emiciclo, con il presidente dei senatori di Fratelli d’Italia, Lucio Malan, che ha sostenuto le parole di Borghi. In questo contesto, la presidente di turno, Licia Ronzulli, ha dovuto richiamare all’ordine i senatori, esprimendo il suo disappunto per il comportamento poco consono, dichiarando: “Non siamo allo stadio”.
“Noi ieri ascoltando le parole della premier alla Camera abbiamo tremato di sconcerto, di sdegno, ma anche di fierezza”, ha sottolineato il senatore Pd Dario Parrini, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali. “Di sconcerto perché i fascisti misero Spinelli e Rossi in galera e al confino e la fascistissima banda Koch fatta di criminali sparò tre colpi di pistola a Eugenio Colorni, uccidendolo in via Livorno, in un posto in cui vorrei che tutti i membri di questo Senato andassero almeno una volta nella vita. Giorgia Meloni, che di quella storia è discendente politica e non lo nega, ha cercato di mettere alla gogna Spinelli, Rossi e Colorni e lo ha fatto con citazioni caricaturali e stravolgenti del manifesto di Ventotene, uno dei documenti più gloriosi della nostra storia. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel 2021 ha visitato Ventotene e ha deposto un fiore per Spinelli e ha detto che il manifesto di Ventotene è un ineludibile punto di riferimento per tutti noi, per il presente e per il futuro”, ha poi ricordato Parrini.
Cosa rappresenta il Manifesto di Ventotene
Ma cosa rappresenta realmente il Manifesto di Ventotene? Redatto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni durante il loro confino sull’isola di Ventotene, il documento si proponeva di delineare una visione di un’Europa unita, libera dalle guerre e dai totalitarismi. L’idea centrale era quella di una cooperazione tra i popoli europei, unita dalla volontà di costruire una società più giusta e democratica. Nonostante il suo contesto storico, il Manifesto è stato spesso reinterpretato nel corso degli anni, diventando simbolo di un’Europa che si oppone a nazionalismi e populismi.
L’intervento di Meloni ha toccato nervi scoperti, non solo per le sue critiche al Manifesto, ma anche per il modo in cui ha affrontato il tema dell’Unione Europea in generale. La premier ha messo in discussione non solo i contenuti del documento, ma anche il modello di integrazione europea attuale, sollevando interrogativi su quale direzione debba prendere l’Europa nel futuro. Ciò ha portato a una riflessione più ampia sul significato dell’unità europea e sulle sfide che i vari paesi membri si trovano ad affrontare.