Fine della tregua a Gaza le reazioni | Pixabay @YuliiaBukovska - alanews
A Gaza è ripresa la guerra: il bilancio provvisorio è di oltre 400 morti. Le famiglie degli ostaggi insorgono e non si fanno attendere le reazioni internazionali
La ripresa delle ostilità nella Striscia di Gaza ha generato un’ondata di indignazione e preoccupazione a livello globale. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato alle forze armate israeliane (IDF) di riprendere gli attacchi aerei, interrompendo una fragile tregua che aveva portato a una temporanea diminuzione delle violenze. Questa decisione ha avuto conseguenze devastanti, con rapporti che indicano circa 350 morti tra i civili a causa dei bombardamenti avvenuti nella notte tra il 17 e il 18 marzo. Ma vediamo quali reazioni ha provocato la notizia della fine della tregua.
Una delle reazioni più forti proviene dai familiari degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas. I membri del Families Forum, l’associazione principale di familiari di ostaggi in Israele, hanno espresso la loro rabbia nei confronti del governo, accusandolo di non proteggere adeguatamente i prigionieri durante le operazioni militari. “Smettete di ucciderli adesso!” hanno gridato, chiedendo un incontro urgente con Netanyahu, il ministro della Difesa e il capo della squadra negoziale. Le famiglie sono ansiose di ricevere garanzie su come gli ostaggi verranno protetti dalla ripresa delle ostilità e su quali siano le strategie per garantirne il loro ritorno a casa.
Queste preoccupazioni sono amplificate dai commenti di Hamas, che ha avvertito che la ripresa degli attacchi da parte di Israele potrebbe comportare “sacrifici” per i prigionieri. Izzat al-Rishq, un membro dell’ufficio politico del gruppo palestinese, ha dichiarato che l’operazione militare israeliana, denominata “Strength and Sword” (“Forza e Spada”), rappresenta una “condanna a morte” per gli ostaggi. La tensione cresce mentre i funzionari di Hamas affermano di essere in contatto con mediatori per tentare di fermare l’aggressione israeliana.
L’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) ha denunciato gli attacchi israeliani descrivendoli come “brutali” e ha chiesto un intervento internazionale urgente per fermare le violenze. In un comunicato ufficiale, il ministero degli Esteri palestinese ha affermato che gli attacchi indiscriminati contro civili, inclusi bambini e donne, rappresentano una violazione dei diritti umani e degli obblighi internazionali di Israele. L’ANP ha esortato la comunità internazionale a intervenire per porre fine a ciò che definisce una “guerra genocida“.
In questa cornice di crescente violenza, il ministero degli Esteri palestinese ha sottolineato la necessità di soluzioni politiche per risolvere il conflitto, evidenziando che queste “sono la chiave per fermare l’aggressione e ripristinare un orizzonte politico per risolvere il conflitto“.
A livello internazionale, la situazione ha sollevato preoccupazioni tra i leader mondiali. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha espresso “molta preoccupazione” per l’escalation del conflitto, sottolineando che l’atteggiamento di Hamas riguardo al rientro degli ostaggi ha contribuito all’innalzamento delle tensioni. Crosetto ha avvertito che la ripresa della tregua non solo interrompe il percorso per il ritorno degli ostaggi, ma potrebbe anche aggravare ulteriormente la situazione nella regione.
Il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha condannato la nuova ondata di violenza, descrivendo gli attacchi aerei israeliani come “indiscriminati e dannosi per la popolazione civile“. Ha anche sottolineato che la strada verso la pace non può passare attraverso la violenza, ma richiede un cessate il fuoco permanente e un accesso umanitario per i palestinesi.
Dal Palazzo di Vetro, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha espresso il suo sgomento per l’intensificazione degli attacchi, chiedendo con urgenza il rispetto del cessate il fuoco. Il vice portavoce di Guterres ha dichiarato che il segretario generale è “sconvolto” dal numero crescente di civili uccisi a causa delle operazioni militari.
L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha anch’egli espresso la propria indignazione, definendo gli attacchi israeliani come “inaccettabili“. Le sue dichiarazioni hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di proteggere i diritti umani di tutti i civili coinvolti nel conflitto.
Il governo turco ha ulteriormente inasprito il dibattito, descrivendo le operazioni israeliane come una violazione del diritto internazionale e dei valori umani fondamentali. In una nota ufficiale, il ministero degli Esteri turco ha affermato che “Israele sta sfidando l’umanità e violando il diritto internazionale e i valori universali nel modo più grave“. Questa posizione ha sollevato ulteriori preoccupazioni riguardo all’impatto che la crescente tensione potrebbe avere sulle relazioni diplomatiche tra Israele e i suoi alleati.
L’agenzia di stampa Anadolu ha riportato che il governo turco ha accusato il governo Netanyahu di attuare una “politica di genocidio“, un’affermazione che riflette la gravità della situazione e il livello di animosità accumulato nel corso degli anni di conflitto.
La ripresa delle ostilità a Gaza rappresenta un punto critico in un conflitto già complesso e stratificato. Le richieste di aiuto e di intervento internazionale si moltiplicano, mentre le famiglie degli ostaggi continuano a vivere nell’ansia e nell’incertezza. Il quadro delineato evidenzia l’urgenza di una risoluzione diplomatica per porre fine a un ciclo di violenza che ha già causato un numero inaccettabile di vittime e continua a compromettere la stabilità della regione.
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