ROMA, 18 APR – Per Cartabellotta, mentre le istituzioni si scambiano lettere e accuse, milioni di cittadini attendono prestazioni sanitarie, rischiando di perdere un diritto costituzionale
Il Presidente della Fondazione GIMBE, Nino Cartabellotta, ha messo in evidenza la crescente tensione tra il Governo e le Regioni riguardo al decreto sulle liste di attesa, sottolineando come milioni di cittadini siano costretti ad affrontare lunghe attese per prestazioni sanitarie essenziali. Questo conflitto, caratterizzato da lettere ufficiali e accuse reciproche, evidenzia le difficoltà nella gestione del Servizio Sanitario Nazionale.
La situazione attuale
Cartabellotta ha descritto il contesto attuale come un tentativo di mascherare un fallimento nella gestione delle emergenze sanitarie. Il dibattito in corso, più che un confronto costruttivo, riflette una grave incapacità di affrontare le criticità del sistema sanitario. Le Regioni, da un lato, richiedono maggiore chiarezza e garanzie per il commissariamento in caso di inadempienze, mentre il Governo, dall’altro, ha respinto tali richieste. Il decreto attuativo, che prevede poteri sostitutivi dello Stato, è al centro di questo scontro, con il rischio che la tensione possa aumentare ulteriormente.
Accuse e risorse
Cartabellotta ha sottolineato che il Governo accusa le Regioni di non aver speso circa 320 milioni di euro su oltre 2 miliardi destinati al recupero delle prestazioni sanitarie non erogate durante la pandemia. Tuttavia, egli evidenzia che 860 milioni di euro del Governo Meloni non rappresentano risorse aggiuntive, ma semplicemente indicazioni di spesa. Da parte loro, le Regioni lamentano la mancanza di ulteriori risorse e l’assenza di interventi per ridurre le prestazioni inappropriate, insieme a un’invasione delle loro competenze.
Un conflitto storico
Il conflitto attuale è il risultato di un lungo periodo di tensioni tra le istituzioni centrali e locali. Le Regioni hanno impiegato mesi per dare il loro assenso al decreto attuativo riguardante la piattaforma nazionale, mentre il Governo ha ritardato la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Ora, le Regioni hanno a disposizione 60 giorni per presentare un progetto operativo che permetta di integrare le 21 piattaforme regionali con quella nazionale. Tuttavia, la scadenza si avvicina senza che vi sia un accordo chiaro.
Il sistema sanitario italiano, già gravato da difficoltà strutturali, rischia di subire ulteriori danni in un clima di conflitto e incertezza, mentre i cittadini continuano a soffrire per le lunghe attese e la mancanza di cure tempestive.