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Liste d'attesa mal gestite: quasi un terzo degli ospedali sotto accusa

L’inefficienza nella gestione delle liste d’attesa per esami e visite mediche rappresenta un tema di crescente preoccupazione in Italia. Recentemente, il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha inviato una lettera alla Conferenza delle Regioni, evidenziando l’importanza di affrontare questo problema che affligge il sistema sanitario nazionale. Questa questione non è nuova e si inserisce in un contesto già critico, aggravato dalla pandemia di COVID-19, che ha messo a dura prova le strutture sanitarie e la loro capacità di risposta.

La situazione è allarmante: secondo le ispezioni condotte dai Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS), il 27% degli ospedali presenta irregolarità significative nella gestione delle liste d’attesa. Questo dato evidenzia un sistema che, nonostante le risorse investite, fatica a garantire un accesso tempestivo alle cure per i cittadini. Schillaci ha usato termini forti, definendo «indegne» molte delle situazioni riscontrate, sottolineando l’urgenza di una riforma profonda e immediata.

Un problema radicato e complesso

La questione delle liste d’attesa è un problema che si è aggravato negli ultimi anni, con un incremento esponenziale delle richieste di prestazioni sanitarie che non riescono a trovare un corrispondente aumento dell’offerta. Questo squilibrio ha portato a una saturazione delle agende delle strutture pubbliche, costringendo i cittadini a lunghe attese. In Italia, i tempi massimi previsti dalla legge per le prestazioni sanitarie sono:

  1. 72 ore per le urgenze
  2. 10 giorni per le situazioni brevi
  3. 30 giorni per visite differibili
  4. 120 giorni per le prestazioni programmate

Tuttavia, la realtà è ben diversa, con attese che spesso si prolungano per mesi, se non anni. Molti pazienti, a fronte di queste difficoltà, si trovano costretti a rivolgersi al settore privato, dove la disponibilità di appuntamenti è maggiore e i tempi di attesa si accorciano notevolmente.

Risorse e inefficienze

Negli ultimi anni, il governo ha cercato di affrontare il problema investendo ingenti somme di denaro. Tra il 2020 e il 2024, sono stati stanziati 2 miliardi di euro alle regioni per aumentare la capacità di esami e visite. Tuttavia, solo un terzo di questi fondi è stato effettivamente utilizzato, portando a interrogarsi su come siano stati gestiti e se le regioni abbiano la volontà e le capacità di implementare i cambiamenti necessari.

Schillaci ha inoltre evidenziato le pratiche poco trasparenti che ostacolano l’accesso alle cure. Una delle problematiche più gravi è rappresentata dalla chiusura delle agende, una pratica vietata dalla legge ma purtroppo diffusa. Le strutture sanitarie pubbliche sono obbligate a garantire sempre la disponibilità di appuntamenti, ma non è raro che i medici non rendano disponibili le proprie agende al sistema di prenotazione unificato.

Stratagemmi e mancanza di trasparenza

La gestione delle liste d’attesa è afflitta da pratiche scorrette che mirano a falsare i dati ufficiali. Un esempio comune è la prassi di invitare i pazienti a richiamare nelle settimane successive per verificare la disponibilità di appuntamenti. In questo modo, il tempo di attesa viene misurato solo dall’effettiva fissazione dell’appuntamento, e non dal primo contatto. Questo tipo di gestione non solo è fuorviante, ma è anche un chiaro segnale di una mancanza di rispetto nei confronti dei diritti dei cittadini.

Nella lettera inviata alle regioni, Schillaci ha sottolineato che non è più tollerabile che in alcune aree del Paese le liste siano chiuse in modo immotivato, costringendo i cittadini a ricorrere ai media per ottenere un diritto che dovrebbe essere garantito. La trasparenza e la responsabilità nella gestione delle liste d’attesa sono essenziali per ripristinare la fiducia dei cittadini nel sistema sanitario pubblico.

Iniziative e speranze per il futuro

Nel luglio del 2024, il governo ha approvato un piano per ridurre le liste d’attesa, introducendo una piattaforma nazionale per il monitoraggio delle liste. Questo strumento avrebbe dovuto garantire una gestione più efficiente e trasparente, ma ad oggi i risultati sono deludenti. Senza dati affidabili, è difficile identificare le problematiche e formulare soluzioni efficaci. Molti degli obiettivi delineati nel piano rimangono inattuati a causa di disaccordi con le regioni.

La strada da percorrere è lunga e tortuosa. Le attuali irregolarità e inefficienze nella gestione delle liste d’attesa richiedono un intervento deciso e coordinato da parte di tutte le istituzioni coinvolte. Con il giusto impegno e le risorse necessarie, è possibile ripristinare un sistema sanitario in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini, riducendo le liste d’attesa e garantendo un accesso equo e tempestivo alle cure. La salute dei cittadini deve tornare al centro delle politiche sanitarie, richiedendo un cambio di paradigma che coinvolga istituzioni, professionisti del settore e la società civile.

Redazione

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