Alla base di questa condizione c’è un danno al nervo facciale. In molti casi è possibile arrivare a una guarigione completa
Immaginate di svegliarvi una mattina e non riuscire più a muovere metà del volto. Il sorriso che non si forma, un occhio che rimane spalancato, la fronte liscia, senza espressione. È ciò che accade a chi viene colpito da paralisi facciale, un disturbo neurologico che può manifestarsi all’improvviso, spesso senza un motivo apparente. È noto anche come paralisi del VII nervo cranico.
Infatti, alla base di questa condizione c’è un danno al nervo facciale, struttura complessa che, partendo dal tronco encefalico, si ramifica in diverse direzioni per innervare muscoli, ghiandole e anche porzioni della lingua. Quando questo nervo si infiamma, viene compresso o danneggiato, perde la capacità di trasmettere gli impulsi nervosi ai muscoli, che restano “in silenzio”.
Sintomi: i segnali da non sottovalutare
La paralisi facciale si riconosce facilmente perché altera in modo visibile la fisionomia del volto. Il sintomo più evidente è la perdita di movimento su un lato della faccia: il sorriso si piega solo da una parte, un occhio resta spalancato e non si chiude, la fronte è priva di rughe, il sopracciglio non si muove e la piega naso-labiale si appiattisce. Questi segni colpiscono una sola metà del viso, quella innervata dal nervo facciale compromesso.
In alcuni casi possono comparire anche sintomi meno evidenti ma comunque fastidiosi: secchezza oculare, ipersensibilità ai suoni, alterazione del gusto, eccessiva salivazione, difficoltà nel parlare o nel mangiare. Nei casi più rari e gravi, come quelli legati a un ictus o alla sindrome di Ramsay Hunt, possono comparire anche confusione mentale, debolezza agli arti o vescicole nell’orecchio.
La causa più comune? La paralisi di Bell
Il 70% dei casi circa è riconducibile alla paralisi di Bell, una forma di paralisi facciale che insorge improvvisamente e che, per fortuna, nella maggior parte dei casi guarisce completamente. Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma si sospetta un collegamento con virus comuni come l’herpes simplex. Negli Stati Uniti si contano circa 40.000 nuovi casi ogni anno.
Altre volte, però, la paralisi può essere il campanello d’allarme di condizioni più serie: infezioni, tumori, traumi cranici, o addirittura un ictus cerebrale.
Diagnosi e cure: correre ai ripari
Riconoscere la paralisi facciale è semplice, ma capire da cosa dipende è fondamentale per intervenire nel modo corretto. Per questo, il medico effettua una visita neurologica approfondita, raccoglie informazioni sulla salute del paziente e può prescrivere esami del sangue, risonanze magnetiche o TAC per escludere cause più gravi.
Il trattamento varia a seconda dell’origine del disturbo. Nei casi di paralisi di Bell, si interviene con farmaci cortisonici, antivirali, fisioterapia e colliri per proteggere l’occhio che non si chiude. Se il problema è legato a un tumore, a un’infezione o a un ictus, bisogna invece curare direttamente la causa scatenante.
Si guarisce?
Nella maggior parte dei casi sì, soprattutto se la paralisi è di tipo benigno. I primi miglioramenti si vedono già dopo un paio di settimane, anche se il recupero completo può richiedere mesi. In casi più gravi, la ripresa può essere solo parziale, ma una diagnosi precoce e un trattamento tempestivo fanno davvero la differenza.